Candidato di Forza Italia arrestato per mafia. E questi vogliono colpire la giustizia con i referendum

Una curiosa coincidenza tra un referendum che punta a cancellare la legge Severino e l'arresto del candidato FI a Palermo per voto di scambio

Una coincidenza preziosa quella tra un referendum che punta a cancellare la legge Severino, approvata con il governo Monti per impedire la candidatura ai condannati, e una campagna elettorale caratterizzata, come spesso accade, da qualcuno che finisce in manette.

L’arresto di Pietro Polizzi, presente nelle liste di Forza Italia a Palermo, suona quindi come un monito rispetto alla consultazione in programma domenica 12 giugno, insieme alle Amministrative. L’operazione è scattata per il presunto reato di voto di scambio politico-mafioso.

Toccherà a Polizzi difendersi davanti alle sedi preposte, ma la vicenda ripropone una questione di opportunità: di fronte a certe accuse è possibile proseguire la propria attività politica?

Certo, in linea teorica Polizzi potrebbe anche essere eletto e non decadere dopo l’ingresso in consiglio comunale, perché la Severino interviene solo dopo la condanna in primo grado.

CONDANNATI E CANDIDATI

“Nel caso specifico l’arresto non implica l’incandidabilità o la decadenza”, dice a La Notizia Andrea Colletti, deputato di Alternativa e componente della commissione Giustizia alla Camera.

“Ma quella legge è preziosa perché fa capire che il problema in Italia sussiste ancora. E in particolare a certe latitudini. La cancellazione della norma – insiste il parlamentare – sarebbe un modo per dare carta bianca a una certa classe dirigente. Questo va evitato”.

Il punto è proprio questo: un condannato, in attesa dell’ultimo grado di giudizio, potrebbe essere presente nelle Istituzioni in caso di cancellazione della norma che porta il nome dell’ex ministra della Giustizia. Non proprio un messaggio all’insegna della legalità.

“La Corte costituzionale ha già sottolineato la piena costituzionalità della legge Severino”, evidenzia ancora Colletti.

“La Consulta – conclude il parlamentare – mette in evidenza che le campagne elettorali devono essere svolte in maniera pienamente trasparente. L’obiettivo è infatti quello di mettere tutti nella stessa situazione, con lo scopo di evitare che personaggi attigui al malaffare, se non alla criminalità organizzata, possano prendere parte a competizioni elettorali”.

La Severino, insomma, non deve essere toccata, oggi più che mai.