Istat, inflazione in crescita e Pil al 2,8% nel 2022: gli effetti del caro energia in Italia

Istat, inflazione in crescita e Pil al 2,8% nel 2022: il report dell’ente sugli effetti del caro energia in Italia per il biennio 2022-2023.

Istat, inflazione in crescita e Pil al 2,8% nel 2022: gli effetti del caro energia in Italia

Istat, inflazione in crescita e Pil al 2,8% nel 2022: il nuovo report dell’ente sugli effetti del caro energia in Italia per il biennio 2022-2023.

Istat, inflazione in crescita e Pil al 2,8% nel 2022

Sulla base delle ultime stime condotte dall’Istat, il Pil italiano continuerà a crescere sia nel corso del 2022 che nel 2023. Nel 2022, è atteso un aumento del 2,8% mentre, nel 2023, è atteso un aumento dell’1,9%.

A proposito del trend individuato e da ricollegare inevitabilmente agli effetti prodotti dal caro energia sulla vita degli italiani, l’Istituto nazionale di statistica ha spiegato: “Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse – e ha precisato –. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento“.

Secondo il report diffuso dall’Istat, poi, è possibile leggere quanto segue: “La crescita dell’inflazione dovrebbe proseguire nei prossimi mesi per poi attenuarsi, anche se con tempi e intensità ancora incerti. Nella media del 2022 il tasso di variazione del deflatore della spesa delle famiglie è previsto in crescita (+5,8% da +1,7% nel 2021) mentre il deflatore del Pil segnerà un +3,4% (+0,5% nel 2021). Nell’ipotesi che le pressioni al rialzo dei prezzi delle materie prime siano contenute e in presenza di una stabilizzazione del petrolio e del cambio, nel prossimo anno l’inflazione è attesa in parziale decelerazione”.

Gli effetti del caro energia in Italia: il report

Le nuove previsioni di crescita dell’economia, dunque, appaiono al ribasso rispetto alle stime diffuse a dicembre 2021, poche settimane prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Il conflitto russo-ucraino, infatti, ha causato un drastico ridimensionamento del commercio e dell’economia globale, l’impennata delle quotazioni del petrolio, il deprezzamento del tasso di cambio dell’euro rispetto al dollaro e così via. In questo contesto, è stata calcolata una revisione di due punti percentuali (dal 4,7% al 2,8%).

Per quanto riguarda il fronte dell’occupazione, tuttavia, le prospettive restano positive nel biennio 2022-2023 che rimarrà “in linea con il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nel 2022 (+2,5%) rispetto al 2023 (+1,6%)” e ha aggiunto: “Le prospettive per l’economia italiana nel 2022-23. Il progressivo incremento dell’occupazione si rifletterà, secondo le stime, anche sul tasso di disoccupazione, che scenderebbe sensibilmente quest’anno (8,4%) e, in misura più contenuta, nel 2023 (8,2%)”.

Rispetto ai consumi delle famiglie, su inflazione in crescita e Pil, l’Istat ha rivelato: “Per il 2022 prevede un incremento in termini reali (+2,3%), che si accompagnerebbe a un leggero aumento della propensione al consumo. Il miglioramento dei consumi dovrebbe proseguire anche nel 2023, seppure con una intensità più contenuta (+1,6%)”.

Allo stesso modo, si attende che i consumi della Pubblica Amministrazione aumentino con una previsione di crescita pari allo 0,5% nel 2022 e allo 0,6% nel 2023.

Infine, l’Istat ha spiegato: “La fase di deciso peggioramento del clima di fiducia dei consumatori segnata a marzo e aprile ha mostrato una lieve attenuazione a maggio, quando le attese di aumento dei prezzi si sono ridotte. La propensione al risparmio, ancora superiore ai livelli pre-crisi, potrebbe costituire un elemento di stimolo per i consumi nei prossimi mesi che, allo stesso tempo, risentirebbero negativamente dell’elevata inflazione”.