A meno di una settimana dall’apertura delle urne, tira una brutta aria sui referendum sulla Giustizia promossi da Lega e Radicali. Sondaggi alla mano, infatti, il quorum necessario per la validità della consultazione sembra allontanarsi con l’avvicinarsi della scadenza.
IPSOS DIXIT
Non è un caso che, ormai da giorni, il leader del Carroccio, Matteo Salvini, continui ad attaccare i media, colpevoli a suo dire di censurare i cinque quesiti che saranno sottoposti al vaglio degli italiani. Quasi a volersi preparare un alibi in vista di quello che si delinea, con il passare delle ore, un flop annunciato.
Almeno a leggere l’ultima rilevazione Ipsos, il 12 giugno parteciperà al voto una percentuale di italiani compresa tra il 27 e il 31% nonostante l’accorpamento con le Amministrative. Un risultato peraltro scontato in una fase storica in cui tra guerra, pandemia e inflazione alle stelle le priorità degli italiani sembrano ben altre. Senza contare, entrando nel merito dei referendum, sottoposti agli elettori, l’eccessivo tecnicismo di almeno 3 quesiti su 5.
In particolare quelli sulla separazione delle funzioni dei magistrati, le candidature al Csm e il meccanismo di voto nei consigli giudiziari. Per non parlare dell’alto grado di impopolarità degli altri due: l’abrogazione della legge Severino, che riaprirebbe le porte delle istituzioni anche ai condannati, e la stretta sulle misure cautelari. Insomma, tutti temi che, a differenza dei referendum sull’eutanasia e la legalizzazione della cannabis, non sembrano scaldare il cuore degli italiani.