Governo Draghi sotto pressione. Tra l’incudine di Confindustria e il martello della Cgil. Per non parlare di una maggioranza sfilacciata con i partiti presi dalla campagna elettorale per le amministrative del 12 giugno. E ormai più attenti alla propria agenda che a quella dell’Esecutivo.
PATTI CHIARI
Da un lato c’è il pressing della Cgil, con la sponda dei due principali azionisti della coalizione che sostiene il Governo di unità nazionale, sul tema del salario minimo.
“Non è che si può dire di sì alla Ue solo quando si deve riformare l’articolo 18 o effettuare uno taglio delle pensioni o della spesa sociale – ha detto non più tardi di domenica scorsa, ospite di Mezz’ora in più, su Rai Tre, il segretario Maurizio Landini –. Ora i dati Ue ci dicono che c’è un problema di precarietà e di bassi salari, è il momento di ascoltarla”.
Riferimento esplicito al richiamo del Commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che ha ribadito la necessità di introdurre il salario minimo come unico antidoto alla perdita del potere d’acquisto e contro le diseguaglianze sempre più marcate.
“Se non si interviene oggi la situazione è tale che diventa esplosiva – ha aggiunto Landini –. Servono misure straordinarie considerato che tutti parlano di salari bassi e povertà”.
SALARIO UN… CUNEO
Dall’altra parte della barricata c’è, invece, Confindustria. Sostenuta dal fuoco di fila di quei partiti che si oppongono, invece, in ossequio alla religione del neoliberismo, all’imposizione per legge di una soglia minima di salario orario. Nel mirino di Carlo Bonomi finisce ancora una volta il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, con cui, ormai da giorni, il numero uno di Viale dell’Astronomia, ha ingaggiato un vero e proprio duello a distanza.
“Abbiamo lanciato il patto per l’Italia, per realizzarlo bisogna sedersi ad un tavolo. Le nostre proposte sono chiare” ha detto Bonomi tirando e conclusioni al Festival dell’Economia di Trento, dove ha ricordato in particolare la proposta di tagliare le tasse sul lavoro (come alternativa alla legge sul salario minimo).
Quanto ad Orlando, ha tagliato corto, “quando riceverò una proposta seria e articolata, e se è migliorativa rispetto alla mia, sono pronto a firmarla”.