“Sono in Italia. Non ho certezze che ci andrò, ci stiamo lavorando. E si va se serve, certezze non ce ne sono”. È quanto ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a proposito di un suo viaggio in Russia, il 2 giugno.
Salvini: “Sono in Italia. Se serve andrò, ci stiamo lavorando”
“La richiesta di aprire i porti viene da più parti: bisogna insistere. Ci sono buone relazioni, rappresentiamo milioni di italiani” ha detto il leader della Lega a Sabato Anch’io su Rai Radio Uno. “Per alcuni sarei già partito ieri. Non è un viaggio di piacere: si va se serve. Non vado a nome del governo, do il mio mattoncino”.
“Il mio è un rafforzare l’opera del governo – ha proseguito Salvini -, non è un sostituirmi a nessuno. Il 2 giugno a Mosca? Non dipende da me. Sono piccolissimo e faccio quello che posso, mattoncino su mattoncino. Il problema non è se Salvini parte o meno ma per quante altre settimane le rassegne stampa parleranno ancora di armi e di crisi. Qualunque politico dovrebbe fare il suo. Mi piacerebbe che tutti potessimo andare a Mosca. Da Letta battuta di dubbio gusto, non vado a giocare a bocce”.
“È mio dovere fare di tutto per cercare di dare un contributo per il raggiungimento di una pace giusta”
“È mio dovere fare di tutto per cercare di dare un contributo per il raggiungimento di una pace giusta, usando l’arma più forte: la diplomazia” ha poi aggiunto Salvini in un’intervista a La Stampa dicensodi pure disponibile a recarsi anche a Kiev, pur di arrivare alla pace.
“Ne sarei felice e sono in contatto con diversi esponenti ucraini – ha affermato il segretario del Carroccio -, dopo averne ripetutamente incontrato anche ambasciatore e console: sono stato il primo leader italiano ad andare di persona sul confine tra Polonia e Ucraina portando aiuti umanitari, per toccare con mano il dramma dei profughi. Mi fa piacere che il mio esempio sia stato poi seguito da altri”.
“Allo scoppio della guerra e nei mesi a seguire – ha detto ancora Matteo Salvini – abbiamo approvato e sostenuto ogni aiuto possibile al popolo ucraino aggredito. Entrati nel quarto mese di guerra, e dopo almeno 30.000 vittime su entrambi i fronti, pensiamo che il prolungarsi del conflitto avrebbe costi enormi in termini di vite, farebbe aumentare in modo drammatico la povertà”.
“È mio dovere fare di tutto per cercare di dare un contributo per il raggiungimento di una pace giusta, usando l’arma più forte: la diplomazia. Un grande padre della nostra Costituzione, Giorgio La Pira, nel momento più critico della guerra fredda, ebbe il coraggio di andare a Mosca per parlare di pace. Di pace parla da sempre Papa Francesco, il ritorno al dialogo lo chiede ormai la grande maggioranza degli italiani, certo per me sarebbe più comodo stare in famiglia” ha concluso Salvini.