Sono anni che si discute di riformare la legge elettorale, ma poi puntualmente ogni tentativo di riformarla si pianta per le più disparate ragioni. Un copione già visto infinite volte e che sembra ripetersi anche con questa legislatura che doveva portare a casa un nuovo testo e, invece, si ritrova ancora a discutere se sia il caso o meno di cambiare le carte in tavola oppure se sia meglio il proporzionale piuttosto che il maggioritario.
Riforma della legge elettorale, Matteo Salvini ha deciso di mettere la Lega di traverso
A riaccendere la miccia è stato Matteo Salvini che ieri, dopo un lunghissimo tentennamento, ha deciso di mettere la Lega di traverso. “Cambiare la legge elettorale a pochi mesi dal voto è poco rispettoso verso i cittadini italiani” ha spiegato il Capitano al Forum Ansa, per poi fare un’analisi sul sistema che secondo lui sarebbe preferibile. “Il proporzionale garantisce ancora meno del maggioritario, quindi evitiamo di farci del male e di perdere tempo. Teniamoci l’attuale legge e poi ci saranno maggioranze che si metteranno d’accordo su un programma” conclude Salvini.
Contrariamente a quanto si possa pensare, se si analizzano queste frasi si capisce che dicono molto più di quanto si pensi. Al momento nella coalizione di centrodestra il primo partito è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, seguito – con quasi dieci punti di distacco nei sondaggi – dalla Lega mentre al terzo posto è stabile Forza Italia. Questo significa che, dati alla mano, il Carroccio non può vincere né con il maggioritario né con il proporzionale, con la leadership della coalizione che sarebbe nelle mani della Meloni.
Ma Salvini, ciò è noto, non solo non vuole mollare l’osso senza combattere, tanto da averlo ribadito anche ieri spiegando che “in democrazia contano i numeri, il partito che risulta vincitore indica il candidato premier”, ma è spesso e volentieri in contrasto con la leader di Fratelli d’Italia quindi è chiaro che ha in mente qualcosa: unire la Lega a Forza Italia per superare i meloniani. Fantapolitica? Forse.
Eppure a far capire che le cose stiano così lo hanno detto, nemmeno tanto tra le righe, perfino azzurri di primo piano. Cinque giorni fa Silvio Berlusconi ha pronunciato frasi filo-Putin dal palco della convention forzista di Napoli, con Maria Stella Gelmini – tra i tanti – che ha preso le distanze. Un fatto interno a Forza Italia su cui, in modo apparentemente inspiegabile, era intervenuto lo stesso Salvini dicendo: “Prima di criticare Berlusconi, qualcuno dovrebbe contare fino a cinque”.
E a quel punto la ministra per gli Affari regionali e per le autonomie ha risposto per le rime: “Invito Salvini a rispettare il dibattito interno ad un partito che, per il momento, non è il suo”. Insomma la Gelmini sembra aver detto chiaro e tondo che c’è un’opa in corso sugli azzurri. Del tutto diversa la situazione nel centrosinistra dove il Movimento 5 Stelle, ormai da anni, propone un ritorno al proporzionale che, come noto, offre la migliore rappresentatività possibile.
Proprio i 5S sono i più convinti promotori di una riforma proporzionale con cui superare rosatellum, ossia l’attuale legge elettorale, tanto da aver depisitato un testo in Commissione affari costtizuionali alla Camera a prima firma Giuseppe Brescia. Un sistema, il proporzionale, che piace anche a Italia Viva di Matteo Renzi e ad Azione di Carlo Calenda, come in generale ai partiti più piccoli perché permette loro di ‘sopravvivere’ o comunque li rendono capaci di ottenere più seggi di quanti ne vincerebbero con il maggioritario puro.
Piace molto anche ad una larga fetta del Partito democratico al punto che l’allora segretario Nicola Zingaretti aveva stretto un patto con M5S per portare a casa questa riforma. Ma con l’arrivo alla guida del partito di Enrico Letta, a cui piace da sempre il maggioritario, tale progetto sembrava ormai accantonato. Nulla di più sbagliato perché nelle ultime settimane è iniziato un forte pressing che starebbe convincendo perfino Letta.
Che la discussione sia in corso lo ha ribadito due giorni fa il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, il quale, da sempre fautore dell’alleanza con i 5 Stelle, ha detto chiaro e tondo che “un sistema proporzionale sarebbe sicuramente il più adatto al Paese” perché “consentirebbe ai partiti di esprimersi più liberamente e non in una gabbia di un’alleanza elettorale obbligata e poi di formare i governi in Parlamento, come poi è avvenuto anche in questi anni di maggioritario”.
Un sistema elettorale su cui, però, “mi pare ci sia una resistenza molto forte della Lega e della Meloni che fanno un calcolo di convenienza molto miope e quindi al momento non c’è una disponibilità”.