Se vi sembrava creativa la trovata dei governi Conte I e II per approvare i provvedimenti più spinosi, che uscivano dal Consiglio dei ministri “salvo intese”, beccatevi l’evoluzione della specie, con gli accordi che si annunciano urbi et orbi, ma poi i testi si rinviano ai decreti attuativi.
La nuova versione 2.0 della politica che finge di decidere, quando in realtà è immobilizzata dai veti dei partiti, è l’ultima trovata per salvare la faccia a un premier ormai incapace di imporsi su qualunque cosa, al punto da fare apparire fondamentale una questione come quella delle concessioni dei balneari, sicuramente rilevante ma non di sicuro la priorità del Paese.
Certo, questa è la prova d’amore delle destre verso i titolari delle rendite di posizione, secondo una tradizione che ha permesso a dei privati di gestire a vita le spiagge demaniali, diventandone di fatto i padroni al costo di canoni irrisori. Naturale quindi che la categoria e i partiti al guinzaglio abbiano resistito a tutto, dalla richiesta dell’Europa di assegnare le aree con delle gare fino alle pronunce del Consiglio di Stato.
Alla fine si è arrivati a un compromesso che allunga ancora i tempi e prevede pere un indennizzo per chi perde le gare. Cioè per chi offre all’Erario meno di chi investe più risorse. Un mondo al contrario, insomma, che può ancora vincere la sua partita ai tempi supplementari, oltre la zona Cesarini, quando si faranno i decreti attuativi. E poi chissà che il campionato non ricominci.