Anche se ci si sforza di dargli un volto, di raccontare le loro storie, di restituirgli almeno un pezzo di umanità dolente, i morti di Uvalde in Texas sono freddi numeri in un computo che gronda sangue.
Solo negli ultimi 11 giorni abbiamo assistito inermi alla strage di Buffalo, dove un razzista ha ucciso 10 persone in un supermercato. Il giorno successivo un uomo entrò in un supermercato uccidendo una persona e ferendone cinque. Ieri a Uvalde sono stati uccisi 19 bambini in una scuola elementare.
Al New York Times ieri Neil Heslin, padre di un bambino di 6 anni ucciso durante la sparatoria alla Sandy Hook Elementary School, diceva che l’ultima strage “è qualcosa che si ripeterà ancora, ancora, ancora”.
Negli Usa che le persone muoiano, anche ragazzi e bambini, per i colpi di un’arma da fuoco non può essere raccontato come “fatalità”. Dopo la tragedia della Columbine High School nell’aprile del 1999 gli Usa hanno ceduto alla terribile abitudine di aspettarsi una macelleria in qualche istituto scolastico per mano di qualche squilibrato.
Gli Usa hanno più armi che cittadini: 400 milioni per 331 milioni di persone
Newtown, Parkland e ora Uvalde hanno perfino eclissato quella prima strage del ’99, seguendo una linea che in questi anni molti hanno avuto voglia di raccontare ma ben pochi hanno realmente voluto fermare. Gli Usa hanno più armi che cittadini: sono 400 milioni le armi nel Paese secondo un report del 2018 della Small Arms Survey per 331 milioni di persone.
Nell’ultimo decennio le pistole semiautomatiche (usate per la “difesa personale” che spesso diventa offesa) hanno superato nelle vendite le armi abitualmente usate per la caccia. La produzione annua di armi da fuoco è aumentata da 3,9 milioni nel 2000 a 11,3 milioni nel 2020, secondo un rapporto pubblicato questo mese dal Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives.
La stragrande maggioranza di quelle armi da fuoco è rimasta negli Stati Uniti. A farne le spese sono anche i bambini: i Centers for Disease Control and Prevention hanno riferito che il tasso di morti per armi da fuoco di bambini di età pari o inferiore a 14 anni è aumentato di circa il 50% dalla fine del 2019 alla fine del 2020.
L’anno scorso, secondo il Gun Violence Archive, un database che tiene traccia delle morti per armi da fuoco, più di 1.500 bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni sono stati uccisi in omicidi e sparatorie accidentali, rispetto ai circa 1.380 nel 2020. Nel 2021, secondo gli ultimi aggiornamenti di Gun Violence Archive, la non profit che traccia gli episodi di violenza da armi negli Usa, sono stati registrati 691 sparatorie di massa (con almeno 4 morti).
Al 31 dicembre la violenza armata ha provocato 44.750 morti: 20.660 omicidi e 24.090 suicidi. Tra le vittime 1.533 erano bambini e adolescenti sotto i 17 anni di età. Anche il numero di feriti ha raggiunto un livello record a 40.359 (4.107 feriti avevano meno di 17 anni). L’eccidio di Uvalde ha un nome e un cognome: l’amore smisurato per le armi e l’enorme potere della lobby delle armi nella politica americana. Chissà se da noi impareremo la lezione prima di assistere allo stesso sangue.