Tra una riforma e l’altra della Giustizia, con l’obiettivo di migliorare il funzionamento, arriva il rischio di non rinnovare il personale in scadenza. È la situazione grottesca al tempo del governo dei Migliori con la Guardasigilli Marta Cartabia alla gestione del dossier.
Tra una riforma e l’altra della Giustizia, arriva il rischio di non rinnovare il personale in scadenza
A giugno, infatti, andranno in scadenza circa 2mila contratti di operatori giudiziari assunti a tempo determinato con durata variabile dai 12 ai 24 mesi. Dal Ministero di via Arenula non è arrivata una presa di posizione precisa. Dai sindacati trapela una promessa di stabilizzazione dall’inizio del 2023.
Ma agli atti resta che, al momento, da fine giugno in molti non avranno più un lavoro. E si tratta di figure importanti che svolgono compiti di sorveglianza, ma anche di segreteria o custodia all’interno dei Tribunali e delle Corti d’Appello.
Se davvero si puntasse alla stabilizzazione, la strategia sarebbe poco chiara: si stopperebbero per sei mesi dei lavoratori che poi sarebbero assunti con lo scoccare del nuovo anno. Proprio per questo motivo il deputato di Europa Verde, Doris Devi, ha presentato un’interrogazione alla Camera. L’obiettivo è di chiedere almeno una proroga di sei mesi e poi provvedere all’assunzione effettiva. Magari con una garanzia ufficiale del Ministero della Giustizia.
“Ci troviamo in una situazione di carenza del personale nel comparto giustizia e non si può pensare di tagliare dei posti già coperti”, spiega Devi a La Notizia. “Parliamo – aggiunge il parlamentare – di profili preziosi perché in questi mesi hanno già acquisito esperienza per garantire ai cittadini un servizio fondamentale come quello della Giustizia”. La questione è, per certi versi, grottesca: mentre si progetta di miglioramento del sistema, legato anche ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, grava incertezza su duemila precari.
Del resto che i problemi non fossero risolti, era una storia nota. In passato, attraverso altri atti depositati Montecitorio, era stato chiesto a Cartabia di provvedere all’adozione del piano triennale dei fabbisogni del personale amministrativo nel settore giudiziario. La Guardasigilli, rispondendo a un question time, aveva pure ammesso che occorreva un cambio di passo su questo punto. “Siamo al lavoro, c’è una ricognizione dei fabbisogni, delle capacità assunzioni e delle risorse”, affermava la ministra lo scorso ottobre.
Con tanto di promessa di accelerare in quella direzione. Alle buone intenzioni, tuttavia, non hanno fatto seguito i passaggi concreti. Tanto che a gennaio non è cambiato niente, se non la versione fornita da Cartabia. Sempre di fronte alla Camera, durante la relazione annuale, dichiarava che il piano dei fabbisogni stesse andando avanti spedito con un piano di 18mila assunzioni. Una tesi che ha destato sorpresa, anche perché ha di fatto smentito la precedente versione.
Un grande caos, dunque, a cui si è sommata un decreto legislativo che ha accorpato il piano a un nuovo strumento. “Ci sono tanti annunci per migliorare il funzionamento della Giustizia, dalla riforma del processo alla digitalizzazione. Ma se non si investe sul personale, qualsiasi iniziativa resta lettera morta”, insiste Devi.
Con tanto di appello finale: “Dovrebbe arrivare il momento di non contemplare più le forme contrattuali a tempo determinato in un settore così delicato. Bisogna garantire la continuità e conferire la giusta serenità al lavoratore”.