Nuovo schiaffo al Governo dei Migliori. Il piano italiano per la pace a Kiev, elaborato dalla Farnesina in stretto coordinamento con Mario Draghi e presentato dal ministro Luigi Di Maio al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres oltre che agli sherpa del G7, viene stoppato dall’Europa e guardato con sospetto dalla stessa Ucraina.
Il piano italiano per la pace bocciato dall’Ue
Il piano italiano per la pace, anticipato da Repubblica, si dispiega in quattro mosse: l’immediato cessate il fuoco; la garanzia che l’Ucraina rimanga neutrale ed entri nell’Unione europea; una soluzione compromesso per le zone contese; un nuovo accordo multilaterale sulla sicurezza in Europa.
Ebbene Bruxelles ha preso posizione netta e al premier italiano che tra l’altro ha finora svolto un ruolo, a dir poco, marginale sul fronte del grande scacchiere internazionale impegnato a negoziare la pace, non le ha mandate a dire.
“Ho preso nota del piano di pace presentato dall’Italia all’Onu – ha detto Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per gli Esteri – come Ue sosteniamo qualsiasi sforzo volto a concludere il conflitto, ma ciò deve passare dall’immediata cessazione dell’aggressione russa e dal ritiro senza condizioni dell’esercito russo al di fuori del territorio ucraino”.
E ancora per essere più chiaro: “Le condizioni per il cessate il fuoco le dovrà decidere l’Ucraina. A livello Ue cerchiamo di sostenere l’Ucraina, facciamo tutto quello che possiamo a livello diplomatico per giungere a un cessate il fuoco, ma quando si terranno le trattative, l’Ucraina ci deve arrivare in una posizione forte”.
Per concludere con un’esortazione agli europei affinché mantengano “l’unità su tutti i fronti, diplomatici e militari”. Che tradotto significa che fughe in avanti di singoli Paesi, come quella fatta dall’Italia, non sono gradite. E che a dettare le condizioni per la pace debba essere in prima ed esclusiva battuta l’Ucraina.
Sui contenuti poi del piano italiano per la pace, Borrell non ha speso, evidentemente non ritenendolo opportuno, neanche una parola. E passiamo alle reazioni di Kiev.
Neanche all’Ucraina piace il piano italiano per la pace
La terza tappa del piano italiano si occupa delle zone territoriali contese, e in particolare Crimea e Donbass. Il suggerimento dei Migliori è per un’autonomia praticamente totale delle aree contese, e contemporaneamente della sovranità di Kiev sull’intero territorio nazionale.
Proposta che evidentemente non è affatto gradita al governo ucraino che non solo non riconosce le due autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk ma ha sempre rivendicato la sovranità sull’intero territorio, compresa la Crimea occupata dai russi.
“Attualmente sono allo studio proposte pertinenti. Accogliamo con favore qualsiasi sforzo internazionale per ristabilire la pace sul suolo ucraino e in Europa”, fa sapere Oleh Nikolenko, portavoce del ministro degli Esteri. Ma c’è un però grande quanto una casa. “Allo stesso tempo – aggiunge il portavoce di Kuleba – qualsiasi decisione politica deve essere basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”.
Intanto a casa nostra il leader di Forza Italia chiarisce ancora una volta la sua posizione sull’invio di armi a Kiev. Ovvero ribadisce quanto già detto e che l’ala governista del suo partito aveva parzialmente rettificato per compiacere Draghi. “Io dico che inviare armi significa essere cobelligeranti, significa essere anche noi in guerra”, ha detto Silvio Berlusconi.