Test di ingresso a Medicina: come cambia l’esame? Tutte le novità annunciate dalla ministra dell’Università Maria Cristina Messa.
Test di ingresso a medicina: come cambia l’esame?
A partire dal 2023, non sarà più previsto il test d’ingresso unico per la facoltà di Medicina. La notizia è stata annunciata dalla ministra dell’Università Maria Cristina Messa durante la sua partecipazione a The Breakfast Club in onda su Radio Capital.
Nello specifico, la ministra Messa ha dichiarato: “Dall’anno prossimo non ci sarà più il test d’ingresso unico per la facoltà di Medicina. Ci sarà un percorso che può iniziare anche al quarto anno di liceo, dove gli studenti potranno cimentarsi con il test fino a quattro volte e entrare in graduatoria con il risultato migliore”.
La ministra, inoltre, ha ribadito quanto già spiegato in precedenza: “Ogni candidato fa un suo percorso che lo porta a sostenere un esame Tolc, si chiamerà Tolc-Medicina. Lo si potrà fare più volte all’anno – io direi due ma sono aperta a discuterne – a partire dal quarto anno delle superiori. Poi, nella data che il ministero stabilirà, ognuno inserisce il risultato migliore nella piattaforma e si formerà la graduatoria nazionale. I posti saranno assegnati secondo le disponibilità degli Atenei e le preferenze indicate dai candidati, come avviene già ora”.
Tutte le novità della riforma del Ministero dell’Università
La ministra dell’Università, poi, ha rapidamente riassunto la posizione dell’esecutivo italiano rispetto alla severa carenza di medici nel Paese, emersa in tutta la sua evidenza negli anni dominati dalla pandemia Covid.
A questo proposito, Messa ha affermato: “Un problema serio per i prossimi due anni. Scontiamo ciò che è stato programmato anni fa. Noi con il ministro Speranza abbiamo aumentato tutti i numeri, sia degli studenti che possono accedere alle scuole di specializzazione che di quelli che possono entrare all’università di Medicina. Ma le conseguenze di queste riforme non si avranno nell’immediato. Dobbiamo anche rendere più attrattivo il lavoro del medico generale che lavora nei territori locali perché sono sempre meno i giovani che vogliono fare questo lavoro”.