Dopo lo stop del gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina arriva un’altra stretta. La Gazprom smetterà di utilizzare un gasdotto chiave per il transito del gas attraverso la Polonia. Gazprom ha spiegato che interromperà l’invio di gas naturale attraverso la sezione polacca del gasdotto Yamal-Europa in risposta alle sanzioni occidentali imposte contro la Russia.
Dopo lo stop del gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina arriva un’altra stretta
Per lo stesso motivo Mosca ha annunciato mercoledì sera sanzioni contro 31 società energetiche di Paesi Ue, Usa e di Singapore. Tra queste c’è anche la Europol Gaz, l’azienda proprietaria della sezione polacca del gasdotto Yamal-Europa. E media finlandesi sostengono che Mosca potrebbe interrompere le fornitura di gas alla Finlandia dopo che Helsinki ha annunciato che farà richiesta di adesione alla Nato il prima possibile. E al momento la quasi totalità del gas utilizzato in Finlandia proviene dalla Russia.
Mosca ha annunciato sanzioni contro 31 società energetiche di Paesi Ue, Usa e di Singapore
Tutte notizie che fanno volare il prezzo del gas. L’indice di riferimento del prezzo spot, ovvero i future ad Amsterdam (+11,5%), si sono fermati ieri a 104 euro al MWh, dopo avere toccato in giornata i 115 euro. La Commissione europea stima che i prezzi dell’energia rimarranno elevati per il resto del 2022 e, anche se in misura minore, fino al 2024-2025.
Mosca sta usando l’energia come “un’arma”, ha detto il ministro dell’Economia e del Clima tedesco, Robert Habeck. “Perdiamo 10 milioni di metri cubici di gas, ma sono compensabili”, ha affermato. “Non portiamo il piano di emergenza sul gas al livello di allarme, ma la situazione può peggiorare e manteniamo alta l’attenzione”. Ma secondo alcuni osservatori anche Kiev avrebbe deciso di utilizzare a sua volta l’”arma” del gas per fare pressioni su Ue e Russia.
“L’Ucraina non riaprirà la rotta di transito del gas Sokhranivka dalla Russia all’Europa fino a quando Kiev non avrà ottenuto il pieno controllo del suo sistema di gasdotti”, ha detto il responsabile dell’operatore ucraino Gtsou. Le sanzioni di rappresaglia della Russia sul gas, scrive intanto il Financial Times, potrebbero compromettere forniture per 13 miliardi di metri cubi, a fronte di un totale che lo scorso anno è stato pari a 155 miliardi di metri cubi, circa il 40% del fabbisogno europeo di gas.
I flussi di gas russo verso l’Italia sono stati anche ieri su valori di 30-40% al di sotto della capacità, a circa 1,4 milioni di metricubi/ora. In tempi normali al Tarvisio si raggiungono anche 3 milioni di metri cubi ora. Snam ha comunicato che i flussi dalla Russia “al momento continuano senza interruzioni” sottolineando come “l’incertezza e il timore di possibili implicazioni sul fronte degli approvvigionamenti hanno innescato una significativa crescita dei prezzi del gas e del petrolio”.
La questione riguarda anche le modalità del pagamento del gas da quando il Cremlino ha introdotto il decreto che impone all’Ue di versare a Gazprombank moneta locale. E qui c’è da registrare la bacchettata che la Commissione Ue ha riservato al nostro premier.
Bruxelles conferma che l’eventuale pagamento in rubli delle forniture di gas russo sarebbe una violazione delle sanzioni Ue. Lo dice a chiare lettere il portavoce per l’Energia e il Clima della Commissione, Tim McPhie (leggi l’articolo). Mercoledì, durante la sua conferenza stampa a Washington, Draghi ha affermato: “Nessuno ha mai detto se i pagamenti in rubli violano le sanzioni, è una zona grigia”. E aveva aggiunto: “Il più grande importatore di gas in Germania ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori ha aperto i conti in rubli”.
Il portavoce della Commissione ha preferito non commentare le frasi di Draghi ma ha tenuto il punto. Si avvicina intanto la scadenza nella seconda metà di maggio per il pagamento della fornitura di gas da parte di Eni a Gazprom. E in attesa di un pronunciamento giuridico a livello europeo, la società italiana per il momento resta in stand by ma alla data della scadenza dovrà onorare il contratto, che prevede pagamenti in euro, salvo che intervengano direttive contrarie dell’Unione europea sul nuovo sistema di saldo.