In pochi si aspettavano, viste le premesse, una conferenza stampa di questo tipo (qui il video). E invece Mario Draghi ha stupito tutti. Pur trattandosi per ora solo di parole e pur di fatto non facendo alcun passo indietro sull’invio di armi all’Ucraina, dinanzi a Joe Biden, il presidente del Consiglio italiano ha chiarito come gli obiettivi di Usa ed Europa sono diversi, pur nella legittimità di un’alleanza storica dell’Occidente. E, soprattutto, ha fatto intendere che anche gli Stati Uniti devono lavorare con la pace, facendo capire dunque che finora la Casa Bianca poco ha fatto.
Draghi davanti a Biden ha chiarito che gli obiettivi di Usa ed Europa sono diversi
Ma partiamo dalla frase che più delle altre ha stupito: “L’Europa è l’alleato degli Stati Uniti, quindi le visioni europee non sono in contrasto con gli Usa. Sono però in fase di cambiamento ed è per questo che occorre affrontare questa diversità che si manifesterà tra poco. È una riflessione preventiva, bisogna riflettere sugli obiettivi di questa guerra e poi decidere”.
Una dichiarazione tramite la quale il premier manifesta apertamente quello che il suo discorso aveva già fatto intuire: gli obiettivi di Ue e Usa sulla guerra in Ucraina non sono in contrasto, ma divergono sempre più man mano che il conflitto si prolunga. Infatti, come già aveva fatto due giorni fa durante la parte di colloquio con il presidente americano Joe Biden aperta alle telecamere, Draghi insiste sulla necessità di “cominciare a chiedersi come costruire la pace“. Una pace, specifica, che non deve essere imposta “da un certo tipo di alleati o da altri“.
Il premier ammette che la guerra “ha cambiato fisionomia, inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fosse un Golia e un Davide“, mentre adesso la Russia “non è più Golia”. È il momento, però, che “tutte le parti facciano uno sforzo per arrivare sedersi intorno ad un tavolo, anche gli Usa“. La frecciatina arriva dritta al destinatario – gli States – che poi viene addolcito col riconoscimento del “ruolo di leadership in questa crisi”. Ma, soprattutto, il messaggio aveva anche altri destinatari a migliaia di km di distanza, in Italia.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi, infatti, le parole di Draghi sembrano aver soddisfatto Giuseppe Conte ma anche Enrico Letta e Graziano Delrio che negli ultimi giorni avevano posto dubbi sulla posizione eccessivamente filo-statunitense assunta da Draghi. Un modo, dunque, non solo per riconoscere un’autonomia dell’Ue nei confronti anche degli Usa, ma anche per allontanare lo spauracchio della crisi.
Draghi, dunque, si è fatto carico anche delle istanze che arrivano dai partiti che compongono la sua maggioranza, spaziando tra i vari argomenti per soddisfare tutti: ha insistito sulla necessità di un tetto al prezzo del gas, ha chiesto una razionalizzazione delle spese militari in Ue prima di aumentarle. E ha interpretato i timori dell’Italia e dell’Europa di una guerra prolungata. Sull’impegno militare, nonostante i tanti dubi che restano (leggi l’articolo) la posizione di Draghi ha sorpreso per il semplice fatto che mai aveva posto interrogativi così evidenti e netti: “L’Ue spende più di tre volte in spesa militare rispetto alla Russia, c’è molta duplicazione. La prima cosa da fare è quella di organizzare una conferenza di tutti gli stati membri per razionalizzare la spesa militare prima di cominciare a pensare ad aumentarla”.
Insomma, bisogna razionalizzare prima ancora di capire se è il caso di aumentare la spesa militare comunitaria. Una posizione ragionevole. Che acquieta soprattutto chi già aspettava il premier al varco.