Il centrodestra che si spacca, Italia Viva che implode, il Partito democratico che resta un enigma. Mentre il Movimento 5 Stelle, in alcuni casi, non presenta nemmeno il proprio simbolo. Senza dimenticare gli affanni di altre forze minori, che si aggrappano come possono a qualche alleanza per vivacchiare, e gli scivoloni di Carlo Calenda sull’improvvisa retromarcia in merito alla candidata sadomaso. Un liberalismo a ore alterne, quello di Azione. A poche ore dalla consegna delle liste, il quadro politico è sempre più intricato. La conferma delle difficoltà dei partiti in questa fase politica.
Comuni al voto, l’emblema del caos è la fibrillazione del centrodestra
L’emblema del caos è la fibrillazione del centrodestra. Per una Palermo in cui si trova la quadra, con la coalizione alla fine unita sul nome di Roberto Lagalla, c’è la clamorosa spaccatura a Verona. All’ombra dell’Arena si è consumata la divisione sulle candidature: il sindaco uscente, Federico Sboarina, in quota Fratelli d’Italia, è sostenuto anche dalla Lega, ma Forza Italia si è sfilata, puntando su Flavio Tosi, grande nemico sul territorio di Matteo Salvini.
L’obiettivo è un ballottaggio tutto interno al centrodestra, che sarebbe allo stesso tempo un segnale di forza, politica, e di debolezza, nella capacità di restare coesi. Le altre divisioni vedono il partito di Giorgia Meloni optare per altre strade: a Catanzaro il candidato Rino Colace ha annunciato il ritiro last minute, ma Fdi ha garantito che non andrà con leghisti e azzurri, schierati su Valerio Donato. “A Catanzaro, Viterbo, e Jesolo Fdi ha scelto la corsa solitaria contro il centrodestra”, ha punzecchiato Salvini. Così per far capire l’aria che tira.
C’è poi Matteo Renzi che vive il passaggio delle Amministrative come l’occasione per spostarsi a destra. A Genova ha scelto il sostegno al primo cittadino uscente di centrodestra, Marco Bucci. Ma il consigliere di Italia Viva, Pietro Salemi, ha deciso di ricandidarsi con la lista civica di Ariel Dello Strologo (centrosinistra più 5 Stelle). Iv ha fatto la stessa scelta a Catanzaro: in due delle principali città chiamate al voto a giugno, insomma, Renzi va a braccetto con Salvini e Berlusconi. Una sterzata politica significativa, come l’addio della sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, annunciato ormai da qualche giorno.
E il Pd di Enrico Letta? Una nebulosa difficile da interpretare. A Genova, al netto della fuga dei renziani e di Azione di Calenda (anche lui supporta Bucci), è riuscito a mettere insieme la coalizione che potrebbe riassumere lo schema nazionale, includendo la sinistra di Leu. Il nome che ha unito è, appunto, quello di Dello Strologo. A Verona i dem provano a giocarsi la partita più importante: il lancio della candidatura dell’ex calciatore Damiano Tommasi è arrivata da mesi.
Il sogno è quello di raggiungere il ballottaggio, impensierendo lo strapotere delle destre, in uno dei fortini leghisti inespugnabili. A Catanzaro il Pd ha scelto Nicola Fiorita, perdendosi però per strada pezzi di sinistra, come i socialisti e i Verdi. A Parma, invece, c’è stata l’ennesima contorsione con l’alleanza siglata con il sindaco uscente Pizzarotti. Michele Guerra è stato il punto di caduta, che ha convinto anche la Sinistra coraggiosa, che riprende il progetto presentato alle Regionali da Elly Schlein.
Restando a Parma, chi è sparita dai radar della politica è Italia in Comune, la creatura che proprio Pizzarotti ha contribuito a creare negli anni scorsi. Fatale il flop alle Europee nel 2019. Oggi resiste, tra i pochi, Alessio Pascucci, sindaco uscente di Cerveteri, nel ruolo di coordinatore, ma viene addirittura contestato dal partito. “Dopo la fine del mandato quale assemblea ha votato gli incarichi?”, fanno sapere a La Notizia alcune fonti interne. Insomma, il clima è pesante. E in tanti sono usciti dal partito, scegliendo altre strade. Una fotografia perfetta della notte in cui versa la politica prima di queste Comunali.