La Dia, su ordine della Dda di Roma, ha compiuto tra il Lazio e la Calabria, in particolare nelle province di Roma e Reggio Calabria, una vasta operazione contro la ‘ndrangheta per dare esecuzione a un’ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di 77 indagati. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura – Direzione Distrettuale Antimafia.
‘Ndrangheta a Roma, il boss Alvaro: “Siamo una carovana per fare la guerra”
Alcuni degli indagati sono indiziati di far parte di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, costituente una locale di ‘Ndrangheta, radicata sul territorio della Capitale, finalizzata ad acquisire la gestione ed il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti), facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività.
L’organizzazione di matrice ‘ndranghetista si ripropone, alla stregua di quanto ricostruito dagli investigatori, anche di commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi, affermando il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe.
L’indagini era stata avviata nel 2016 dalla Direzione investigativa antimafia di Roma. Successivamente, a seguito degli sviluppi investigativi e dei numerosi punti di contatto emersi con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e territori limitrofi, parte degli atti sono stati trasmessi per competenza e le indagini sono proseguite con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
Le indagini hanno consentito di appurare come i sodali della cosca Alvaro avessero dato vita, nel territorio della Capitale, ad un’articolazione (denominata locale di Roma), che rappresenta un distaccamento autonomo, del sodalizio radicato a Sinopoli e Cosoleto. “Siamo una carovana per fare la guerra” affermava il boss Vincenzo Alvaro, ritenuto dagli inquirenti uno dei due capi della ‘ndrina operante a Roma, in una intercettazione. La Dda ha disposto anche il sequestro di 24 società e di ristoranti, bar e pescherie nella zona nord di Roma e in particolare nel quartiere di Primavalle.