La bugia originale è “l’operazione speciale”. I media russi, fin dal primo giorno dell’invasione dell’Ucraina, hanno seguito pedissequamente l’ordine di Putin di non chiamare guerra la guerra, illudendosi così che potesse fare meno orrore e meno paura. Con il nome di “operazione speciale” la propaganda russa sperava di disinfettare i massacri.
A Mosca le televisione per i primi giorni di guerra hanno rivenduto l’invasione del’Ucraina come una veloce pratica da sbrigare che si sarebbe risolta nel giro di qualche giorno. Alcuni soldati di Vladimir Putin hanno raccontato di aspettarsi addirittura di essere accolti come eroi o “liberatori”. Infine il capolavoro: la “denazificazione”. Che una potenza militare rada al suolo un’intera nazione per liberarla da appartenenti a gruppi di estrema destra è la cosa più nazista che possa venire in mente.
Colpita e affondata. Altro che incendio a bordo. La Moskva centrata da un missile
Quando l’incrociatore missilistico russo Moskva è stato colpito da due missile antinave Neptune i canali di Stato russi hanno subito ripreso la dichiarazione del ministero della Difesa che parlava di un danneggiamento dovuto a un incendio a bordo causato dall’esplosione di munizioni a bordo. Poi, sempre le stesse televisioni, sono riuscite a compiere il capolavoro di smentirsi raccontando di un affondamento mentre la nave fenica rimorchiata da una tempesta. “Tutto l’equipaggio è vivo e vegeto”, hanno tuonato i giornalisti russi. Peccato ce poche ore dopo siano sbucate le madri che piangevano la scomparsa dei propri figli.
Sul set di Bucha. La strage dei civili ucraini spacciata per una montatura
Per la strage di Bucha i giornalisti che spalleggiano il Cremlino si sono inventati addirittura esperti cinematografici: si va da chi notava che i vestiti dei civili morti fossero «troppo puliti per essere in strada da giorni» (peccato che i corpi mostrassero chiari segni di decomposizione) e chi vedeva “corpi in movimento” che in realtà erano distorsioni dovute all’effetto specchio e alla bassa qualità delle immagini proposte. Il Ministero russo, manco a dirlo, ha rilanciato entusiasta la tesi del complotto. Poi sono arrivate le immagini ad alta definizione e quelli si sono ammutoliti. La prova della propaganda? La versione della Russia ha virato su omicidi compiuti dagli ucraini. Avete capito bene: prima erano vivi, poi era colpa degli ucraini.
Bombe sugli ospedali. Le donne incinte di Mariupol per Mosca sono modelle
A Mariupol il reparto di maternità dell’ospedale viene colpito dalle bombe. Le immagini di donne in gravidanza ferite attraverso i pezzi carbonizzati dell’ospedale fanno il giro del mondo. Le televisioni russe, non potendole nascondere, liquidano tutto come bufala. Poi, come al solito, ci dicono che sono stati gli ucraini. Poi cambiano idea e ci dicono che l’ospedale sarebbe stato il rifugio del battaglione Azov (che per la propaganda russa dovrebbe essere composto da un milione di soldati, visto che lo infilano un po’ dappertutto) e infine le televisioni hanno giocato sul fraintendimento di due donne diverse (una che ha partorito e una che è deceduta) raccontate come una stessa persona. Anche in questo caso versioni completamente diverse in pochi giorni.
Incendio alla centrale. I russi appiccano le fiamme. Ma scaricano la colpa su Kiev
Le forze russe a inizio marzo si sono avvicinate alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. In uno scontro con le forze ucraine un incendio è divampato nel complesso. Zelensky ha addirittura ventilato (esagerando) la “fine dell’Europa” mentre al pubblico televisivo russo è stato raccontato che i soldati ucraini avessero incendiato l’edificio prima di fuggire. Un sabotaggio, in sostanza. La propaganda del Cremlino ha mostrato la centrale alcuni giorni dopo funzionare normalmente dicendo che “dipendenti di questo stabilimento mostrano un certo rispetto” e che i lavoratori “mantengono l’ordine e la disciplina nel loro lavoro”, rafforzando la dubbia argomentazione avanzata da Putin secondo cui le truppe russe sono state inviate per proteggere i cittadini ucraini.
Hitler ebreo. Il revisionismo sul Führer per attaccare Zelensky
Del ministro degli Esteri russo Lavrov ospite della televisione italiana abbiamo letto dappertutto. Per giustificare l’antisemitismo di Zelensky ha raccontato al mondo che “anche Hitler era ebreo”. La stampa russa ha accusato l’Occidente di avere «strumentalizzato le parole del ministro». E poi? Poi è successo che il governo israeliano (ovviamente risentito per quella bufala che macchiava la memoria dell’Olocausto) scrive un comunicato in cui si legge “il primo ministro ha accettato le scuse del presidente Putin per le osservazioni di Lavrov e lo ha ringraziato per aver chiarito il suo atteggiamento nei confronti del popolo ebraico e della memoria dell’Olocausto”. Non si era mai visto qualcuno chiedere scusa per avere avuto ragione. La propaganda russa ci è riuscita. Ora a Lavrov conviene stare attento, visti i troppi russi che sono stati suicidati negli ultimi mesi.
Fermata della morte. Raid alla stazione dei bus. La balla dell’autoattacco ucraino
A Kramatorsk 50 civili muoiono per due missili che cadono in mezzo agli sfollati che tentavano di salire su un treno. In un canale filorusso si viene a sapere della strage ma la notizia sparisce nel giro di qualche minuto. Il Cremlino prova a buttarla sul tipo di missile che non “è prodotto da Mosca”, dicono, e che sarebbe stato lanciato dagli ucraini come “provocazione”. I missili SS21 (classifica Nato) sono assolutamente in uso tra le forze filorusse del Donbass, lo sanno tutti. Ma intanto la propaganda in Russia sembra funzionare.
A Mariupol viene bombardato il “Mariupol Drama Theater”. Ovviamente la propaganda parla di un’azione deliberata dell’esercito ucraino. Solo che l’esercito ucraino non ha i mezzi per bombardare da quell’altezza. Delle immagini satellitari mostrano tra l’altro delle enormi scritte in cirillico in cui viene segnalata la presenza di bambini nei rifiuti antiaerei all’interno del teatro. Maria Ponomarenko, giornalista di Rosnews (un networdk indipendente russo) viene arrestata per avere dato la notizia.
Cacciatore di bufale. Sfida alla disinformazione. La verità terrorizza il Cremlino
E a chi smonta le bufale cosa succede? Kostantin Ryzhenko è un giornalista ucraino molto noto che ogni giorno smonta sistematicamente gli annunci e le notizie diffuse dai russi. Loro dicono una cosa e lui replica con fact-checking che immancabilmente dimostrano il contrario, con prove inconfutabili a disposizione. E infatti Kostantin Ryzhenko, 28 anni, è in fuga permanente dalle parti di Kherson. I suoi famigliari sono stati minacciati dai russi e hanno la sua faccia a ogni ceck-point russo. L’equazione è molto semplice: a chi fa paura la verità? A chi non riesce a sostenerla.