I corsi di formazione degli insegnanti saranno pagati direttamente… dagli insegnanti. Non con un esborso diretto, ma con un modo altrettanto tangibile: la riduzione del personale della scuola in cinque anni. Il taglio complessivo, dal 2026 al 2031, sarà di 9.600 professori. Cattedre eliminate al pensionamento dei docenti e che non saranno mai più ripristinate. Anzi, per dirla con il lessico del governo dei Migliori, sarà attuata una “razionalizzazione dell’organico”.
La formazione dei docenti sarà pagata con il taglio di 9.600 cattedre
Il tutto grazie al Recovery plan, che pure era stato pensato per rilanciare l’economia. Non certo per portare al termine dei tagli. Benvenuti insomma nella scuola immaginata dal ministro dell’Istruzione, il prodiano Patrizio Bianchi, che proprio nel decreto Pnrr 2, appena entrato in vigore, ha infilato una norma che si abbatterà direttamente sul corpo docente per molti anni. Colpendo, tanto per cambiare, la qualità della scuola in Italia su cui a parole tutti vogliono investire.
“Con la scusa di sostenere l’incentivo della formazione tagliano 9.600 docenti, tecnicamente definiti in organico di diritto, che significa quelli già titolari di una cattedra. Hanno messo nero su bianco questo progetto”, spiega a La Notizia Eulalia Grillo, responsabile della campagna di Possibile Alla base la scuola, che sui canali social del partito ha denunciato fin da subito l’operazione contenuta dal decreto.
“Si avvalgono – aggiunge – della motivazione del calo demografico per ridurre il personale docente. Un’iniziativa dannosa. Siamo il Paese delle classi sovraffollate e quegli insegnanti possono essere impiegati proprio per ridurre la piaga ben nota con la definizione di classi pollaio”. La battaglia si sposta ora in Parlamento: Camera e Senato possono modificare il testo durante l’esame.
Il ministro Bianchi ha quindi voluto questa novità: i corsi di formazione cosiddetti volontari, anche se di volontario hanno ben poco. Il motivo? Velocizzano la possibilità di accadere agli scatti salariali e soprattutto offrono dei punti in più nelle graduatorie per chiedere la mobilità del personale docente. Insomma, gli incentivi sono tali da renderli come obbligatori.
Ma a questo si aggiunge un ulteriore, potenziale, vantaggio: al termine del percorso formativo è previsto “un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio”, si legge nel testo del decreto. Tutto bene? Macché: è una sorta di cavallo di Troia per gli insegnanti. Perché per beneficiare di questo strumento dovranno sopportare una costante riduzione dell’organico.
Dal 2026 al 2031 la misura ha un costo totale di un miliardo e 200 milioni di euro. L’aumento della spesa è graduale: si parte dai 20 milioni di euro del primo anno e si finisce con i 387 milioni dell’ultimo. Il taglio del personale, moneta di scambio dei corsi di formazione, è lineare: 2mila posti all’anno per quattro anni; solo nel 2026 la riduzione sarà di 1.600 unità.
E non solo: “Il fondo può essere incrementato in misura corrispondente alle ulteriori cessazioni del predetto organico per il potenziamento”, prosegue il decreto. Dunque, meno personale viene sostituito e più lievita la dotazione per i percorsi di formazione. “Ancora una volta vengono tappati i buchi in maniera abbastanza spudorata e sicuramente inadeguata”, incalza Grillo, evidenziando un ulteriore sgarbo del governo: “Il ministro Bianchi non ha presentato nemmeno le bozze ai sindacati, che hanno letto tutto dalla stampa”.