Sull’agenda di Mario Draghi c’è una data cerchiata di rosso. Si tratta del prossimo 10 maggio quando il premier italiano volerà dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, per un vertice alla Casa Bianca in cui si discuterà di come assistere l’Ucraina in questa dolorosa guerra, come colpire Vladimir Putin e, chissà, magari di quale futuro potrebbe avere davanti a sé Mr Bce quando finirà il suo lavoro a Palazzo Chigi.
Vertice tra Draghi e Biden, il nome di Supermario sta circolando con insistenza come prossimo possibile segretario della Nato
Del resto la legislatura si avvia al proprio epilogo e il nome di Supermario, smaltita la delusione per non essere stato scelto come Presidente della Repubblica, sta circolando con insistenza come prossimo possibile segretario della Nato.
Un incarico prestigioso che arricchirebbe il suo curriculum e che potrebbe spiegare, almeno in parte, come mai si stia precipitando ad incontrare Biden proprio mentre i principali stati dell’Unione europea, in prima fila la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Olaf Scholz, stanno cercando di smarcarsi dallo storico alleato americano – specie dopo qualche scivolone di troppo da parte del proprio commander in chief – per cercare di risolvere questa crisi globale con una linea più che distinta da quella a stelle e strisce.
Già perché al momento dagli Stati Uniti si sente parlare solo di inviare armi e fare nuove pesanti sanzioni, con la consapevolezza che queste influiranno ben poco sui conti americani mentre devasteranno quelli della Russia e dell’Europa. Così il viaggio a Washington appare complicato perfino da giustificare ai partiti della stessa maggioranza che, pur decisi a supportare la resistenza ucraina, da tempo chiedono maggiore autonomia e indipendenza dagli Stati Uniti.
Quel che è certo è che, come afferma una nota ufficiale di Palazzo Chigi, nell’incontro si parlerà di “coordinamento con gli Alleati sulle misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all’aggressione ingiustificata della Russia”, “saranno discusse le eccellenti relazioni bilaterali e riaffermata la solidità del legame transatlantico. Sarà affrontata la cooperazione nella gestione delle sfide globali, dalla sicurezza energetica, dal rilancio dell’economia allo sviluppo della sicurezza transatlantica”.
Ma nell’incontro, com’è logico che sia, non si parlerà solo di questo. Con la minaccia del Cremlino di chiudere il rubinetto del gas o con l’eventuale decisione di Bruxelles di istituire un embargo su questa risorsa, per l’Italia potrebbe mettersi molto male. Per questo il premier è più che probabile che chiederà a Washington di fornire più gas a Roma, offrendo in cambio il pieno supporto italiano alle decisioni americane in questo conflitto.
Ma Draghi è sfortunato anche perché il suo viaggio cadrà all’indomani della giornata in cui il Cremlino celebra la vittoria nella seconda guerra mondiale contro il nazismo. Può sembrare una cosa di poco conto ma così non è. Da giorni, infatti, si rincorrono voci su cosa potrebbe annunciare Putin in quell’occasione e stando a quanto affermano le intelligence occidentali, c’è da essere preoccupati perché si ritiene che lo zar annuncerà la ‘guerra totale’ all’Ucraina.
La Casa Bianca potrebbe chiedere a Draghi un maggiore impegno nel supportare l’Ucraina
Insomma non è difficile immaginare che se ciò dovesse verificarsi davvero, Biden potrebbe chiedere a Draghi un maggiore impegno nel supportare l’Ucraina e il premier italiano difficilmente potrebbe negarsi. Così mentre la situazione evolve – per non dire precipita – l’unica certezza è che, vuoi per convinzione o per necessità, gli Stati Uniti hanno trovato nell’Italia di Draghi la sua testa di ponte all’interno dell’Unione europea. E Biden non intende farsela sfuggire.