Da una parte Beppe Grillo, dall’altra Giuseppe Conte. Al centro il M5S che ora può contare non solo sulla stabilità di una leadership non più messa in dubbio da ricorsi e sentenze di tribunale, ma anche dal ritorno del comunicatore politico per eccellenza. E così i pentastellati possono ripartire, nella speranza di recuperare gradimento e punti nei sondaggi.
Il leader M5S Conte frena il Governo sulle forniture militari
L’idea è quella di recuperare principi d’origine e ideali che hanno consentito al M5S di diventare “il Movimento”. A cominciare dal pacifismo. Tema scomodo di questi tempi, tanto più se non si bada a mediazioni. E così Conte ha fortemente criticato l’idea del governo Draghi di inviare armi pesanti a Kiev; mentre Grillo si è spinto anche oltre come suo solito, ipotizzando l’idea che l’Italia possa rinunciare all’esercito, abolendolo.
Ma andiamo per ordine. “Il M5S si oppone all’invio di aiuti militari e a controffensive che esulino dal perimetro del legittimo esercizio del diritto di difesa di cui all’articolo 51 della Carta dell’Onu”, ha detto Conte al termine del Consiglio Nazionale del Movimento, tenuto ieri a Roma per discutere della posizione da tenere in Parlamento in vista dell’arrivo di un nuovo decreto sull’invio di armi in Ucraina.
L’organismo – che riunisce tra gli altri i vicepresidenti, i capigruppo di Camera e Senato, i ministri 5s e referenti dei comitati – si è riunito in tarda mattinata nella sede di via di Campo Marzio a Roma. “Il no all’escalation militare è la linea del Piave del Movimento”, giura l’ex premier, che annuncia di voler chiedere al premier Mario Draghi e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini “di riferire in Parlamento in modo che ci sia piena condivisione dell’indirizzo politico e possibilità di conoscere gli interventi programmatici del governo”.
La linea del Movimento, dunque, è chiara: “Non vogliamo favorire un’escalation militare ma vogliamo anzi che l’Italia sia protagonista di negoziati diplomatici che portino ad una soluzione politica giusta ed equilibrata”, spiega. A fare da contraltare, come detto, Beppe Grillo che vola alto. Stavolta, però, il tema della riflessione è decisamente più vicino all’attualità rispetto a quelli scelti nei giorni scorsi, sin dal titolo: “La guerra non è più una scelta”.
Un messaggio pacifista e contro la corsa al riarmo che il fondatore del Movimento ha deciso di diffondere sui suoi canali social il giorno dopo il 25 aprile. Schierandosi per la fine del’invasione russa in Ucraina (ma senza citare mai i due Paesi, né Putin o Zelensky), Grillo prende spunto da un brano tratto da “Salva la Terra” di James Bruges (leggi l’articolo) per ricordare che “nel 1948 Josè Figueres, presidente del Costa Rica, smantellò l’esercito. I fondi per la difesa furono assegnati all’istruzione e alla sanità”. Un esempio, secondo Grillo, che anche l’Occidente potrebbe seguire. Certo, una provocazione ma che lascia intendere la linea fortemente pacifista del Movimento, quasi a rimarcare quanto già detto da Conte.
Le due posizioni espresse ieri, peraltro, non casualmente sono state espresse proprio in concomitanza con un impegno non da poco del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il quale ieri era a Ramstein, presso la base aerea americana in Germania alla riunione organizzata dal Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd James, cui hanno partecipato oltre 40 rappresentanti di altrettanti Paesi per discutere dei prossimi aiuti militari da inviare all’Ucraina, nella guerra di difesa dall’invasore russo. E, c’è da giurarci, non sono semplici causalità.