La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta conoscitiva, al momento senza ipotesi di reato né indagati, sulla vicenda di Ivan Luca Vavassori, l’ex calciatore andato a combattere in Ucraina al fianco dell’esercito di Kiev.
L’indagine, secondo quanto hanno riferito fonti della stessa Procura, è coordinata dal pm Alberto Nobili del pool antiterrorismo. Il giovane, nato in Russia, è vivo ed è ricoverato in ospedale, ha fatto sapere il padre adottivo, l’imprenditore Pietro Vavassori. Ieri, si era temuto per la sua vita.
Il post di Ivan Luca Vavassori: “Sono vivo, ho solo febbre molto alta”
Ivan Luca Vavassori si è poi fatto vivo con un post su Instagram. “Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto” ha scritto. Il giovane ha, inoltre, ringraziato i suoi followers per i “messaggi di supporto che mi avete mandato”.
L’ex portiere è nato nel 1992 a Elektrostal, in Russia, ed è figlio adottivo dell’imprenditore e amministratore delegato si Italsempione Pietro Vavassori e della moglie Alessandra Sgarella, rapita per dieci mesi dalla ‘ndrangheta.
Alla fine di aprile, il silenzio del giovane dai social ai quali ricorre quotidianamente per raccontare il conflitto russo-ucraino dopo aver partecipato a una missione che aveva descritto come “suicidio” ha fatto temere la sua morte.
Su Instagram, infatti, era apparso il seguente messaggio: “Ci dispiace informarvi che la scorsa notte, durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti. Vi informeremo attraverso le due pagine Instagram e Facebook che Ivan ci ha lasciato a gestire”.