Bambini in Ucraina rapiti dai russi: quanti sono, perché vengono deportati nella Federazione Russa e che fine fanno?
Bambini rapiti dai russi: quanti sono?
“Circa 5.000 bambini sono stati deportati dalla regione di Mariupol in Russia dall’inizio dell’invasione russa”, questa la denuncia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky espressa durante un’intervista rilasciata alla CNN e trasmessa nella giornata di lunedì 18 aprile.
I rapimenti, inoltre, in considerazione delle informazioni diffuse dal Governo di Kiev, avrebbero interessato principalmente le regioni di Donetsk e di Lugansk, ossia le Repubbliche popolari autoproclamate dai separatisti filorussi con il supporto dei militari inviati nel Paese dal Cremlinoa partire dallo scorso 24 febbraio 2022.
Nel corso dell’intervista, Zelensky ha ribadito: “Circa 5.000 bambini ucraini sono stati deportati da Mariupol in Russia perché non gli hanno permesso di andare nella parte di Ucraina non assediata dalle forze nemiche. Dove sono quei bambini? Nessuno lo sa”.
Il Crimean Human Rights Group, un gruppo per i diritti umani di stanza in Crimea, ha segnalato il rapimento di almeno 150 bambini da Mariupol.
Che fine hanno fatto e perché vengono deportati?
A proposito dei bambini rapiti, il Crimean Human Rights Group ha rivelato che i militari russi avrebbero strappato via con la forza centinaia di bambini da Mariupol. La notizia è stata diffusa dal sindaco della cittadina portuale, Petro Andriushchenko, che ha anche precisato che i minori rapiti non sono orfani in quanto i bimbi che hanno perso i genitori e il personale dell’orfanotrofio locale “sono stati evacuati da Mariupol il 24 e il 25 febbraio”.
Ukrinform, poi, ha riportato quanto asserito dal capo del gruppo per i diritti umani, Olha Skrypnyk, che ha affermato: “L’esercito di Mosca li ha trasferiti nella direzione di Donetsk occupata e del Taganrog russo”.
Secondo quanto riferito da Ukrinform, inoltre, alcuni dei bambini in Ucraina rapiti dai russi “hanno perso i genitori a causa dei crimini di guerra della Russia ma o hanno tutori nei territori non occupati o sono sotto la protezione dello Stato”.