“Qui abitavano 503.000 abitanti, adesso sono rimasti poco più di 3.000 e dobbiamo fare tutto il possibile per tornare alla vita”. È quanto ha detto a Zona Bianca il sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk. “Abbiamo bisogno delle armi – ha continuato – e io mi chiedo: quanti ucraini ancora devono morire perché tutto il mondo capisca che questa guerra non sta accadendo solo in Ucraina? Ormai è una Terza guerra mondiale”.
Il sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk: “Dobbiamo fare tutto il possibile per tornare alla vita”
Il sindaco di Bucha, poi, non ha escluso che la Russia “cercherà di nuovo di ripartire con l’offensiva contro Kiev”. Intanto, però, la sua città ha bisogno di essere ricostruita. “Stiamo cercando di costruire le infrastrutture: non abbiamo riscaldamento, gas, acqua, approvvigionamento idrico. Tutto è stato distrutto e danneggiato”.
“Un cittadino su dieci – ha affermato – durante l’occupazione è stato fucilato, giustiziato in modo cinico dai russi. Io ero nascosto in una casa privata e ho visto un’esecuzione di un’auto piena di persone che cercava di evacuare. Erano civili che si stavano cercando di muovere verso Kiev, sulla via di fuga. I russi hanno sparato contro l’auto e l’uomo dentro supplicava dicendo di non uccidere la moglie incinta, ma hanno sparato a sangue freddo e l’hanno uccisa”.
Di fronte alle immagini di Bucha, Mosca ha negato le accuse e c’è chi sospetta che quelli non fossero davvero morti. “Per coloro che hanno ancora dei dubbi – ha affermato Fedoruk – vorrei precisare che le forze dell’ordine ucraine, le varie autorità internazionali, sotto il controllo meticoloso dei media internazionali stanno riesumando ogni corpo, ogni cadavere e stiamo registrando tutto. Per cui, se avete dubbi, vi invito a visitare la città di Bucha e gli altri centri abitati circostanti e vedere con i vostri occhi questo massacro”.
Il sindaco ha spiegato anche che a Bucha “il 30% dei palazzi, dei condomini sono stati distrutti e non possono essere ricostruiti”. Noi – ha concluso Fedoruk – ricostruiremo tutto ma le vite umane non possiamo farle tornare”.