Prima la tappa a Bucha per vedere coi propri occhi gli orrori di questa guerra, poi l’incontro a Kiev con il presidente Volodymyr Zelensky. Se il viaggio in Ucraina di Ursula von der Leyen non è stata una passerella, poco ci manca. Già perché a parte le – dovute – parole di solidarietà e le foto opportunity, c’è stato poco altro.
Ursula von der Leyen apre le porte dell’Ue all’Ucraina
“L’Ucraina fa parte della famiglia europea. Abbiamo sentito molto chiaramente la vostra richiesta e siamo qui per darvi una prima risposta positiva: in questa busta c’è l’inizio del vostro percorso verso nell’Unione europea” ha detto la presidentessa della Commissione Ue, durante un punto stampa a Kiev assieme a Zelensky.
Nel plicco, prosegue, “c’è il questionario per l’adesione all’Unione, che andrà compilato. Poi si dovrà fare la raccomandazione al Consiglio Ue. Ti prometto che ci prenderemo molta cura dei rifugiati ucraini in Europa, non meritano nulla di meno”.
La stessa ha poi detto di essere pronta a “lavorare con voi 24 ore su 24, sette giorni su sette per compilare questo questionario. E se saremo insieme non sarà come al solito questione di anni ma una questione di settimane”.
Belle parole, per carità, ma la realtà dei fatti è che l’adesione dell’Ucraina nell’Ue, come vanno ripetendo diversi leader europei, non sarà una passeggiata di salute ma richiederà tanto tempo.
Sul capitolo della guerra, la von der Leyen si è detta “profondamente convinta che l’Ucraina vincerà, che vinceranno la libertà e la democrazia” e “noi lavoreremo assieme” al governo locale “per ricostruirla, con investimenti e riforme”.
Il problema è che la visita a Kiev della presidente, accompagnata dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, è stata un fiasco e non di certo per colpa sua.
Figura barbina di Ursula von der Leyen in Ucraina
Proprio mentre il suo aereo decollava, infatti, tra i leader Ue sono andati avanti freneticamente i contatti per cercare di portare a termine il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia che, almeno nelle intenzioni della von der Leyen, avrebbero dovuto colpire duramente Vladimir Putin con l’embargo al petrolio e magari anche del carbone.
E invece niente da fare, l’Ue non è ancora pronta a fare a meno agli idrocarburi di Mosca. Stando a quanto trapela, le nuove sanzioni vedranno lo stop al carbone ma solo tra quattro mesi, blocco per le navi battenti bandiera russa nei porti dell’Ue, blocco delle transazioni con quattro grandi banche, sanzioni individuali a oligarchi e funzionari e altre restrizioni.
Ma sul petrolio – e men che meno sul gas – c’è stata l’ennesima fumata nera. Così la von der Leyen, avuta contezza dei contenuti del pacchetto di misure varato al ribasso, parlando con Zelensky ha provato a spiegare che le sanzioni fin qui imposte hanno già causato uno tsunami a Mosca.
Le sanzioni Ue “stanno mordendo duramente. Le esportazioni di merci verso la Russia sono diminuite di quasi il 71%, l’inflazione è di circa il 20% e in aumento. La fiducia delle imprese in Russia è al livello più basso dal 1995” prova quasi a convincersi la presidente della Commissione Ue.
“E le menti migliori e più brillanti stanno lasciando il paese, insieme a più di 700 società private. Inoltre, dall’inizio della guerra gli Stati membri hanno già congelato 225 miliardi di euro di beni privati russi nell’Ue” insiste la von der Leyen.
Così, vista la riluttanza dei Paesi Ue nell’imporre misure più dure a Mosca, forse per indorare la pillola alla leader non è restato altro che assicurare a Kiev altri 500 milioni di euro per la fornitura di armamenti.