Per Matteo Renzi il momento di varcare la soglia del tribunale è arrivato. Dopo le numerose bordate ai pm di Firenze impegnati nell’inchiesta sulla Fondazione Open, le denunce nei loro confronti e l’intervento richiesto alla Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama, il senatore semplice di Rignano non è riuscito a evitare il faccia a faccia con il giudice.
Inchiesta Open, per Matteo Renzi è arrivato il momento di varcare la soglia del tribunale
Iniziata ieri l’udienza preliminare a Firenze, l’ex rottamatore non ha così potuto far altro che puntare sulle solite accuse a quegli inquirenti che, chiedendo il suo rinvio a giudizio e quello dei coimputati, continuano a sostenere che Open era in realtà un’articolazione di partito ed è stata così elusa dalla fondazione la norma di finanziamento ai partiti, raccogliendo 3,5milioni di euro utilizzati dal leader di Italia Viva principalmente per dare la scalata al Pd.
Ieri Renzi ha chiesto al giudice per l’udienza preliminare Sara Farini, che dovrà pronunciarsi sulle richieste di giudizio, di essere interrogato appena possibile. “Per la Cassazione il processo Open si dimostra per quello che è, cioè uno scandalo assoluto. La Cassazione ha spiegato con chiarezza per cinque volte che l’operato dei magistrati di Firenze ha infranto le regole”, ha dichiarato poi il numero uno di Iv ai cronisti riferendosi ai sequestri compiuti nel corso dell’indagine e, in particolare, a quello del pc e dei cellulari dell’imprenditore suo amico Marco Carrai, per tre volte annullato dalla Suprema Corte.
“Stiamo rispettando la legge – ha proseguito Renzi – e i pm di Firenze invece non hanno rispettato né la Costituzione né la legge né le sentenze della Cassazione, che è stata la prima a sbriciolare l’impianto accusatorio. Sorvolando ovviamente che un conto è la fase cautelare, quella dunque anche dei sequestri, e un conto il processo. Ma quei pronunciamenti sono sufficienti per il leader di Italia Viva a criticare nuovamente gli inquirenti, battendo anche sulla mancata richiesta al Senato dell’autorizzazione a procedere.
“Sono state prese intercettazioni, comunicazioni, corrispondenza – ha aggiunto – e non è che un giudice di Firenze non può utilizzare un mio sms. Lo può fare, però, ha una procedura da rispettare prevista in Costituzione, che è chiedere l’autorizzazione al Senato: la può chiedere e se lo avesse chiesto avrei votato a favore”.
Il senatore ha quindi proseguito dicendo che se magistrati che devono giudicare gli altri non rispettano la Costituzione, lui è in tribunale “per dirglielo in faccia”. Ancora: “Ora mi auguro che non abbiano violato la Cassazione inviando il materiale su Carrai al Copasir. Andiamo avanti col sorriso. Vogliamo giustizia e la otterremo chiedendo di aprire un procedimento nei confronti dei pm di Firenze a Genova”.
Renzi ha poi concluso affermando che il Senato ha detto che i magistrati hanno violato la Costituzione e che adesso tocca alla Corte Costituzionale decidere se i magistrati l’hanno fatto o no: “Attendiamo con tranquillità perché crediamo nella giustizia”.
All’apparenza insomma una battaglia su questioni più di forma che di sostanza, in cui non si comprende perché, visto che lo stesso ex rottamatore sostiene che con un approccio diverso avrebbe addirittura chiesto il via libera a un suo processo, anziché chiarire tutto in aula sempre l’ex rottamatore stia facendo ferro e fuoco per non affrontare quel giudizio.
L’udienza preliminare proseguirà il prossimo 10 giugno, quando le parti discuteranno di competenza territoriale e della utilizzabilità degli atti acquisiti con i sequestri. Il 15 luglio sono invece previsti gli interrogatori e il 19 settembre la discussione.