Chi sono i diplomatici russi espulsi dall’Italia: botta e risposta tra il Ministro degli Esteri Di Maio e la delegazione russa che non ha accettato affatto la decisione presa dal nostro Paese.
Chi sono i diplomatici russi espulsi dall’Italia
Nella mattinata di martedì 5 aprile, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato l’espulsione dal territorio italiano di trenta diplomatici russi per “motivi di sicurezza nazionale”.
Nell’annunciare la misura, il ministro degli Esteri ha dichiarato: “Abbiamo espulso 30 diplomatici russi per motivi di sicurezza nazionale – e ha precisato –. Il Segretario Generale del ministero degli Affari Esteri, Ambasciatore Ettore Sequi, ha convocato questa mattina alla Farnesina, su mia istruzione, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, per notificargli la decisione del Governo italiano di espellere 30 diplomatici russi in servizio presso l’Ambasciata in quanto persone non grate. Tale misura, assunta in accordo con altri partner europei e atlantici, si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”.
La risposta della Russia
Dopo la decisione dell’Italia di espellere diplomatici russi, arriva prontamente la risposta della Russia. “La Russia darà una risposta appropriata”, ha detto poi ai giornalisti la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, annunciando che “espellerà diplomatici italiani“ a Mosca. L’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov – in una nota – ha ribadito che “la decisione immotivata dell’Italia porterà ad un ulteriore deterioramento delle relazioni bilaterali”.
Di Maio, poi, ha aggiunto: “L’Italia è disponibile a fare da garante della sicurezza e della pace in Ucraina e faremo tutto quello che serve per portare avanti questo lavoro” e questo ‘‘non espone a nessun rischio” ha sottolineato il ministro degli Esteri dicendo che ‘‘non sarà qualche minaccia a spaventarci’‘. Inoltre, ”Essere tra i Paesi garanti’‘, ha spiegato Di Maio, ”significa far parte di un percorso diplomatico che porta a un obiettivo di un accordo di pace che guardi a tutti gli aspetti contesi in questo momento, partendo dalla volontà del popolo e delle istituzioni ucraini”.