Il giorno dopo la sua incoronazione alla guida del M5S, Giuseppe Conte aveva chiarito che non intende sposare una linea moderata. Alla vigilia della votazione online si era rivolto agli elettori pentastellati per dire: “Non votatemi se pensate che il M5S debba diventare una forza politica estremamente moderata, conservatrice, compatibile con il passato, timorosa del futuro”.
Conte ha indossato l’elmetto ed è andato allo scontro sull’aumento delle spese militari
Chiarendo che sui valori che stanno a cuore al Movimento era pronto a dare battaglia. E così in questi giorni ha indossato l’elmetto ed è andato allo scontro sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024. Una battaglia che lo ha visto finora vincitore ottenendo il ripiegamento del premier Mario Draghi sulla proposta avanzata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che punta a raggiungere l’obiettivo del 2% degli investimenti militari al 2028.
Ancora una volta Conte va in trincea e sui social ritorna sul punto dopo le parole con cui Draghi in mattinata rinuncia al dogma sulla deadline al 2024. “Abbiamo evitato – dice – che si spendessero 10-15 miliardi in appena due anni, entro il 2024, per le spese militari. Abbiamo evitato che mentre il 15% di cittadini e imprese non riesce a pagare le bollette si triplicassero le spese annuali in armamenti e difesa. Era evidente a tutti che ci fosse un tentativo di accelerare sulla tempistica degli impegni Nato. Finora solo il M5S aveva detto pubblicamente di andare oltre il termine del 2024, anche rimandando tutto al 2028 o al 2030. Ora, finalmente, le parole di Guerini e di Draghi rappresentano un’apertura di buon senso alle nostre posizioni”.
Ma questo non basta. L’ex premier non si accontenta. All’ex banchiere chiede di spiegargli ora dove troverà le risorse per le armi e perché questa soglia del 2028 è compatibile. Attende il Governo al varco del Def per cercare di capire quale programma economico e finanziario Draghi presenterà per ammortizzare le gravi difficoltà economiche e sociali che stanno attanagliando imprese, lavoratori e famiglie. Finora – denuncia – nel faccia a faccia avuto con Draghi non sono arrivate le risposte che cercavamo sulle misure da mettere in campo. Anche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza parte all’attacco: “Sta procedendo a rilento e siamo preoccupatissimi”. Ma non risparmia frecciate neanche al Pd. La battaglia contro la corsa all’aumento delle spese militari ha lasciato strascichi anche con i dem.
“L’alleanza con il Pd – dice – va avanti da tempo. è chiaro però che pretendo rispetto e dignità. Non posso accettare accuse di irresponsabilità. Non siamo la succursale di un’altra forza politica”. Ma quello che più preme a Conte è respingere al mittente la narrazione secondo cui ogni volta che il M5S pone una questione politica è perché vuole una crisi di Governo.
Questo Conte lo spiega anche al capo dello Stato. Già, perché nel pomeriggio il leader M5S sale al Colle, per un incontro voluto da entrambi, spiega quasi a voler fugare l’idea che Sergio Mattarella abbia sollecitato il faccia a faccia per metterlo in riga dopo le ultime concitatissime ore.
“Continueremo a dimostrare grande responsabilità verso il Paese nel continuare a sostenere il governo, ma non rinunciamo alle nostre posizioni: che nessuno si permetta di parlare di bandierine o di polemiche strumentali. Noi poniamo questioni politiche che riguardano la vita dei cittadini”, dice dopo l’incontro che fonti del Quirinale definiscono “disteso e costruttivo”. Il M5S vuole essere una forza non conservatrice ma pur sempre responsabile.