Aspettando che finisca il conflitto in Ucraina, in Italia festeggiamo oggi la tregua contro una guerra che ha fatto molti più morti – solo qui 160mila in due anni – e cambiato profondamente il nostro modo di relazionarci col prossimo e di pensare alla scienza, oltre a far fallire migliaia di imprese e presentarci un conto che pagheremo per intero chissà tra quanti anni.
Con la fine dello stato d’emergenza non c’è, dunque, alcuna vittoria sul Covid, ma ci si incammina verso quella normalità che purtroppo non è ancora dietro l’angolo. I dati sui contagi sono ancora allarmanti, e pure in ripresa, mentre dall’estero arrivano segni di recrudescenza della pandemia.
Da oggi, perciò, senza più alcune delle imposizioni introdotte per contenere la malattia, tocca a tutti noi essere più accorti e responsabili che mai. La fine di quella che una parte minoritaria ma rumorosa e strumentalizzata del Paese ha definito “dittatura sanitaria” ci lascerà liberi di esporci a molti rischi, e nonostante i vaccini, per i soggetti fragili il passo dalla libertà all’ospedale può essere breve.
Un fatto che i No Vax e No Green Pass non ammetteranno mai, malgrado ogni rapporto ufficiale, e per questo è probabile che la riduzione delle limitazioni si tradurrà in un generale rompete le righe, con tanti saluti alla sicurezza di tutti.
Per fortuna, i capobastone di chi se ne frega del virus hanno un nuovo passatempo a cui dedicarsi, ricostruendo la verginità di Putin e riciclandosi da virologi in esperti di geopolitica. La cosa farebbe già ridere così, ma come non ci ha divertito prima, a maggior ragione non ci riesce adesso.