Un continuo risuonare di sirene nei quartieri di Kiev che annunciano, uno dopo l’altro, i ripetuti blitz dell’aviazione russa. Mentre a Mariupol sarebbero già oltre tremila le vittime civili cadute sotto l’offensiva dell’Armata Rossa, nella capitale ucraina è scattato un nuovo coprifuoco di 35 ore dalle 20 di ieri (ora locale) e fino alle 7 di domani. Ad annunciarlo il sindaco Vitali Klitschko su Telegram, dopo l’ennesima notte di bombardamenti che hanno colpito un centro commerciale nella zona nordovest. Il bilancio è di almeno otto morti (qui tutti gli articoli sulla guerra in Ucraina).
Guerra in Ucraina, a Mariupol sarebbero già oltre tremila le vittime civili
Ma la minaccia arriva anche via mare, dagli attacchi sferrati dalla flotta di Mosca contro Odessa. Secondo il portavoce dell’amministrazione militare dell’oblast, Serhiy Bratchuk, molti edifici sono stati danneggiati, ma non ci sono conferme sul numero delle vittime. Come a Mariupol, dove “bombe russe cadono ogni dieci minuti e oltre ai carri armati e all’artiglieria, la città è bombardata da navi da sbarco russe”, ha confermato il vice comandante del reggimento Azov.
E i morti “vengono seppelliti in fosse comuni senza nome, molti corpi rimangono per le strade e altri sepolti vivi sotto le macerie”. Secondo il consiglio comunale di Mariupol, alcuni residenti del distretto della Rive Gauche della città vengono deportati con la forza in Russia e i loro passaporti confiscati.
Iryna Vereshchuk, vice primo ministro ucraino, ha parlato però di 45mila persone riuscite a lasciare Mariupol assediata. La resistenza, comunque, continua. “Abbiamo ancora bisogno di munizioni, armi anticarro e difesa aerea”, ha detto il capitano Svyatoslav Palamar del Reggimento Azov.
Nel giorno in cui l’Ucraina ha accusato la Russia di aver deportato bambini dalla città assediata di Mariupol. Ad affermarlo è stato – secondo il Financial Times – il ministero degli Esteri di Kiev. “In base alle informazioni ricevute, fino al 19 marzo, le forze di occupazione russe avevano deportato verso il territorio della Federazione di Russia 2.389 bambini che si trovavano nei distretti temporaneamente occupati delle regioni di Donetsk e Lugansk”.
Il trasferimento forzato, ha accusato il ministero degli Esteri di Kiev, mostrerebbe i segni inequivocabili del rapimento: “Tali azioni sono in palese violazione della legge internazionale, in particolare della legge umanitaria internazionale”.