Il 17 marzo in Italia, secondo i dati del ministero dell’Interno (qui il focus – leggi l’articolo), erano arrivati in Italia già oltre 50mila profughi dall’Ucraina (qui tutti gli articoli sul conflitto). Di questi oltre 20mila sono minori. Il 14 marzo la Prefettura di Roma registrava quasi 2.400 profughi ucraini, in maggior parte donne e bambini. Le più grandi organizzazione che si occupano di migrazioni e di infanzia (dall’Unicef a Save The Children, dall’Unhcr fino a Telefono Azzurro) raccontano che dei 4 milioni di profughi che si sono messi in marcia verso la salvezza da quando è iniziata la guerra in Ucraina più di 1 milione e 500mila sono bambini.
Dei 4 milioni di profughi che si sono messi in marcia dall’inizio della guerra in Ucraina più di 1 milione e 500mila sono bambini
Settantamila minori, secondo i calcoli dell’Unicef, ogni giorno diventano profughi: quasi uno al secondo. La maggior parte di loro viaggia con le madri e con le nonne ma spesso sono affidati ai convogli che viaggiano verso i confini di Polonia e Romania, dove arrivano soli, senza nessun parente. “Il rischio che alle frontiere chi non è protetto da una rete familiare finisca in un circuito di tratta e di pedofilia è alto e riguarda sia le donne che i bambini”, spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che insieme a Unhcr e a Save the Children ha creato un presidio di accoglienza al valico di Trieste.
Anche sulla tragedia ucraina, come in tutti i territori di guerra, sui minori si avventano avvoltoi senza scrupoli pronti ad approfittare della crisi umanitaria per inserire i minori nei percorsi illegali di tratta, sfruttamento e prostituzione. Anche se in Italia per ora si è in grado di ricostruire i gradi di parentela per i bambini non accompagnati ai confini con l’Europa arrivano già segnalazione di sparizioni.
Dei 18mila profughi circa arrivati da noi quasi tutti sono con le madri, con altri familiari o con educatori se si tratta di ex ospiti di qualche orfanotrofio. Il Viminale ha nominato commissario nazionale per i minori non accompagnati la prefetta Francesca Ferrandino, capo del dipartimento libertà civili e immigrazione, che ha chiesto alle associazione che si occupano del trasferimento dei minori di comunicare tempestivamente il luogo di permanenza, la presenza di accompagnatori e di segnalare subito ai tribunali dei minori la presenza di eventuali bambini soli per una veloce nomina di un tutore legale come prevedono le norme internazionali.
Le norme però fanno anche paura: le famiglie rimasta in Ucraina che sono riuscite a far uscire dal Paese solo i ragazzi e bambini temono che i propri figli possano finire nel circuito internazionale dell’adozione. Per questo il ricongiungimento familiare sarà un’altra enorme sfida per l’Italia, facilitata dalla massiccia presenza di comunità ucraine (già da prima che scoppiasse la guerra) che permettono una più facile ricerca di legami parentali.
Il dramma dei profughi nel nostro Paese ha acceso un’enorme risposta emotiva ma la solidarietà non organizzata nasconde sempre dei rischi. Le associazioni improvvisate potrebbero inconsapevolmente incorrere in errori dovuti alla scarsa esperienza e il business di affidi e adozioni illecite guarda con grande interesse ciò che sta accadendo nell’Unione europa, con questa enorme massa di bambini utili per diventare “merce”. Tra i più fragili ci sono gli oltre centomila minori che in Ucraina vivevano negli istituti, molti di loro “orfani bianchi” figli di genitori emigrati all’estero in cerca di miglior fortuna. Strapparli dalla guerra è solo il primo passo, poi bisogna essere in grado di proteggerli e prendersene cura.