Chi è Aleksej Navalny, il più accanito oppositore del presidente russo Vladimir Putin e del suo stile di governo?
Aleksej Navalny, chi è l’attivista e dissidente russo?
Aleksej Anatolievich Navalny è un attivista e blogger politico che, nel corso degli ultimi anni, si è trasformato in un simbolo dell’opposizione politica al presidente russo Vladimir Putin.
Di origini ucraine, Navalny è nato il 4 giugno 1976 a Butyn, in Russia. Dopo essersi laureato in Legge, ha intrapreso la carriera politica nel 2000, militando tra le file del partito di opposizione Yabloko e diventandone uno degli esponenti più noti nell’area moscovita.
La sua esperienza all’interno di Yabloko, tuttavia, si è conclusa nel 2007 a seguito di alcune divergenze scaturite con i vertici del partito. Nel 2008, quindi, ha deciso di aprire un blog personale sul quale pubblica articoli che narrano episodi di corruzione esistenti in Russia e affronta temi legati alla politica.
In poco tempo, il blog dell’attivista russo ha raggiunto un incredibile successo soprattutto tra gli oppositori del Cremlino e di Vladimir Putin, obiettivo privilegiato degli attacchi di Navalny.
Nel 2011, ha guidato alcune delle grandi manifestazioni anticorruzione che, in quell’anno, hanno scosso la Russia, spingendo i cittadini a ribellarsi contro la politica corrotta del Paese.
Seguendo le sue ambizioni politiche, nel 2013, si è candidato come sindaco di Mosca, ottenendo soltanto il 29, 24% dei voti.
Biografia del blogger politico che si oppone a Putin
Nel corso degli anni, a causa della sua attività di oppositore di Putin, Aleksej Navalny ha affrontato svariati arresti e processi. Nel 2012, ad esempio, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione dopo essere stato denunciato dalla multinazionale russa Yves Rocher. L’azienda aveva accusato l’attivista e suo fratello di appropriazione indebita. Nel 2017, invece, è stato arrestato durante una manifestazione a Mosca, ricevendo una multa di 20.000 rubli e una condanna a un periodo di reclusione di 15 giorni.
In considerazione dei molteplici arresti, nel 2018, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha imposto alla Russia di risarcire l’attivista con 50.000 euro per danni morali, 1.025 euro per danni materiali e 12.653 euro per le spese legali sostenuti. I giudici di Strasburgo che hanno emesso la condanna contro Mosca, infatti, hanno affermato che Navalny è stato arrestato per “sopprimere il pluralismo politico”.
Storia del suo avvelenamento
Il 20 agosto 2020, Aleksej Navalny ha accusato un improvviso malore mentre si trovava a bordo di un volo diretto a Mosca e in partenza dalla Sibera. Dopo essere stato soccorso, è stato ricoverato in terapia intensiva. In merito all’accaduto, la sua portavoce Kira Yarmysh ha spiegato: “Ha subito un avvelenamento tossico”.
Il 22 agosto, su decisione della moglie, l’attivista è stato trasferito dalla Russia alla Germania, diventando paziente dello Charitè di Berlino. Nella capitale tedesca, in seguito a nuove indagini, è emerso che Navalny aveva subito un avvelenamento da Novichk, confermato successivamente anche dai laboratori della Francia e della Svezia.
Dopo 24 giorni in terapia intensiva e 32 giorni di ricovero totali, è stato dimesso dall’ospedale e ha deciso di rimanere momentaneamente in Germania per poi tornare in Russia il 17 gennaio 2021. Atterrato a Mosca, è stato subito arrestato all’aeroporto Sheremetyevo con l’accusa di aver violato la condizionale nel caso Yves Rocher che gli imponeva di presentarsi in commissariato due volte al mese.
A febbraio, Navalny è stato condannato a quasi tre anni di carcere ma, dopo due mesi di reclusione, ha proclamato lo sciopero della fame.
Nel febbraio 2022, è stato indetto un ulteriore processo contro l’attivista che è stato accusato nuovamente di appropriazione indebita. Secondo le accuse, avrebbe rubato denaro da alcune donazioni indirizzate alla sua fondazione. Per questa accusa, rischia altri 15 anni di carcere, oltre alle condanne già emanate a suo carico.
Cosa fa oggi Aleksej Navalny?
In seguito allo scoppio della guerra in Ucraina dello scorso 24 febbraio 2022, la portavoce di Aleksej Navalny, Kira Yarmysh, ha scritto sul suo profilo Facebook che l’attivista invita i russi a “uscire e protestare contro la guerra”.
Inoltre, in merito al conflitto russo-ucraina, il dissidente russo ha scritto: “Se, per porre fine alla guerra, dobbiamo riempire con noi stessi i centri di detenzione e le camionette della polizia, riempiremo con noi stessi i centri di detenzione e le camionette della polizia. Tutto ha un prezzo e ora, nella primavera del 2022, questo prezzo lo dobbiamo pagare noi. Nessun altro. Su, non solo ‘siamo contro la guerra’. Lottiamo contro la guerra”.