Qualcuno l’ha già definito un “tentativo concreto di rivoluzione”. Forse un po’ esagerato, ma certamente se un giorno le idee messe nero su bianco dal Movimento cinque stelle dovessero trovare concretezza, ci troveremmo dinanzi a un nuovo modo di intendere l’Unione europea. Meno tecnocratica, per così dire, e più votata alle politiche sociali e al green. Per cogliere con mano tale idea di renovatio, basta leggere la lunga e articolata mozione che i pentastellati hanno presentato in pompa magna ieri, alla presenza anche di Giuseppe Conte, e che dunque prossimamente verrà votata in Parlamento.
Conte: “Non possiamo tornare al patto di stabilità, no ai tagli alle spese sociali”
L’obiettivo dichiarato è quello di impegnare il governo italiano “ad intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea” affinché il Patto di stabilità cambi, si modifichi, non sia più quello a cui in questi lunghi anni ci siamo abituati. L’ha detto chiaramente Conte ieri nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa parlamentare (qui il video): “Non possiamo tornare al patto di stabilità, no ai tagli alle spese sociali, quello si è rivelato un patto di scarsa crescita economica, nella riformulazione a cui la commissione sta già lavorando noi faremo di tutto per dare un contributo perché alla fine si arrivi a un patto di crescita e sviluppo nel segno della stabilità. Invertiamo i termini concettuali”.
Affinché questo accada, ha spiegato l’ex premier, occorre partire da un “pilastro”, come l’ha definito lo stesso Conte: basta con la regola “del tre per cento del Pil, durante il mio governo il debito è aumentato in modo drastico ma grazie alla poderosa crescita dell’anno scorso, del 6,6 per cento il debito è tre punti in meno rispetto alle più ottimistiche previsioni e cinque punti meno del 2020”, ha ricordato.
È d’altronde scritto nero su bianco nella mozione a prima firma Davide Scerra (e cofirmata da altri 16 parlamentari). Così com’è scritto chiaramente che, in sostituzione del vecchio modo di intendere l’euro-finanza, bisogna pensare a bilanci sostenibili che puntino a politiche sociali e ambientali. Come? Innanzitutto, secondo i 5 Stelle, bisogna “trasformare il programma Next Generation EU in uno strumento permanente, da finanziare attraverso il bilancio europeo con la conseguente istituzione di nuove fonti di entrate nella forma di risorse proprie dell’Unione europea” con l’obiettivo di avere investimenti “nella produzione di «beni pubblici» che consentano di rispondere al meglio alle esigenze concordate a livello europeo, come ricerca, innovazione, sicurezza e transizione energetica”.
Di, transizione energetica. E anche per questo motivo l’obiettivo è istituire “un Fondo energetico europeo straordinario, quale strumento, a supporto della lotta al caro energia, per garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico, attraverso l’attivazione di strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, di investimento sulle energie rinnovabili e di rafforzamento di meccanismi di stoccaggio comune, per evitare, nella direzione dell’Unione dell’energia, il rischio di crisi future, e per sostenere i cittadini europei e le categorie produttive gravemente colpite dalla cosiddetta pandemia energetica”.
Un’arma potentissima, dunque, anche nel quadro geopolitico attuale da usare nella crisi con la Russia. Ecco perché altro passaggio importante è quello del sostegno a “ogni iniziativa diretta a mobilitare ulteriori investimenti finalizzati ad accelerare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili”. Se non è rivoluzione questa, manca poco davvero.