Ha un che di paradossale che proprio il M5S, da sempre formalmente vicino ai magistrati e alle loro battaglie contro la politica chiusa nella scatola di vetro, sia rimasta vittima di una giustizia “ingiusta”. Fatto è che ora per Giuseppe Conte e i pentastellati si apre un capitolo nuovo e non proprio liscio, considerando che altri ricorsi potrebbero essere presentati se il Movimento, come pare, è intenzionato a non frenare il nuovo corso intrapreso.
Il Tribunale civile di Napoli ieri ha rigettato l’istanza avanzata dal M5S per la revoca della sospensione dello statuto
Ma partiamo dall’inizio: il Tribunale civile di Napoli ha rigettato l’istanza avanzata dal M5s per la revoca dell’ordinanza cautelare che il 7 febbraio scorso ha disposto la sospensione del nuovo statuto e della conseguente elezione a presidente di Giuseppe Conte (leggi l’articolo). Il giudice Francesco Paolo Feo ha fissato per il 5 aprile l’udienza nel merito della causa, intentata da tre iscritti partenopei (Renato Delle Donne, Steven Brian Hutchinson e Liliana Coppola) per far annullare le deliberazioni dell’assemblea del 2 e 3 agosto.
Feo è lo stesso magistrato che in prima istanza aveva rigettato la domanda cautelare, negando i presupposti d’urgenza, “non riscontrabili” – scriveva – “all’esito della comparazione fra l’interesse dei ricorrenti alla sospensione della delibera e quello dell’associazione convenuta (e quindi di tutti gli altri associati), alla prosecuzione dell’attività politica“.
I tre attivisti però avevano fatto ricorso al Tribunale collegiale, che invece aveva dato loro ragione perché – si legge nell’ordinanza – gli iscritti da meno di sei mesi erano stati esclusi dall’assemblea del 2 e 3 agosto 2021 “in assenza di un regolamento adottato dal Comitato di garanzia su proposta del Comitato direttivo”, come prescriveva il vecchio statuto.
A nulla è valsa, dunque, la contestazione sollevata dai legali del M5S per far revocare l’ordinanza, secondo cui Conte e i vertici grillini non sapessero – al momento della sospensione – della vigenza di un regolamento che disponeva l’esclusione dalle assemblee dei nuovi iscritti: a provarne l’esistenza, secondo il M5S, sarebbe uno scambio di mail dell’8 novembre 2018 tra l’allora capo politico Luigi Di Maio, che ne propone l’approvazione, e l’allora presidente del Comitato di garanzia Vito Crimi, che dà il proprio ok. Tesi che tuttavia non ha convinto i magistrati.
Il Movimento ha convocato per il 10 e 11 marzo prossimi una nuova assemblea
Ciò, però, sembra non frenare i pentastellati. Il M5S, infatti, ha convocato per il 10 e 11 marzo prossimi una nuova assemblea per rivotare le modifiche di agosto (e approvare le correzioni in tema di democrazia interna necessarie per accedere al 2xmille) sulla piattaforma SkyVote, escludendo ancora gli iscritti da meno di sei mesi proprio sulla base del regolamento del 2018, considerato valido ed efficace.
Una scelta criticata dal legale dei ricorrenti, l’avvocato Lorenzo Borrè: “L’ordinanza dovrebbe far riflettere chi si ostina a tirare dritto nonostante i rilievi del collegio: per poter escludere dal voto gli associati iuniores serve un regolamento adottato su istanza del Comitato direttivo“, dice all’AdnKronos. E non esclude che anche l’esito di quell’assemblea verrà impugnato. Insomma, da una parte il rischio che venga presentato un altro ricorso che potrebbe affossare il Movimento, dall’altra la sana determinazione di una forza politica che non vuole rinunciare al suo nuovo corso e al suo leader, Giuseppe Conte.