“Stiamo lavorando come governo per eliminare l’eventuale ricatto dal gas russo”, ha ribadito fino a ieri il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Sì, perché c’è un piano italiano che è quello di rafforzare la cooperazione energetica con altri paesi in alternativa a Mosca. E in questa chiave si inquadrano le missioni del titolare della Farnesina (leggi l’articolo), accompagnato dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, prima ad Algeri poi a Doha. E poi c’è un piano europeo, vale a dire la speranza che venga creato un fondo ad hoc Ue, in stile Recovery plan, per aiutare gli Stati più danneggiati dalle conseguenze del conflitto in corso. Come l’Italia.
Di Maio: “Stiamo lavorando come governo per eliminare l’eventuale ricatto dal gas russo”
Ed è questo che il premier, volato a Bruxelles in compagnia del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ha detto alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. L’idea del fondo, come ha confermato Draghi, arriverà sul tavolo dei capi di Stato e di Governo Ue giovedì e venerdì a Versailles. “L’energetico è solo uno degli aspetti, pensate all’immigrazione, che non colpisce tutti i Paesi nella stessa dimensione. Occorre che l’Ue si organizzi per cercare di aiutare i Paesi più colpiti. è un qualcosa che verrà naturale e sarà parte della creazione di una nuova Ue”, ha spiegato Draghi.
Il premier ai suoi omologhi europei manda anche un messaggio preciso: tutti applichino le misure già dure messe in campo. “Non tutti hanno agito come Francia, Germania e Italia”, ha osservato il capo del Governo, chiamando l’Ue “a mantenere l’unità mostrata finora anche sull’energia”. E l’emergenza del caro-energia è destinata a durare e di fronte alla quale “dobbiamo lavorare sulla diversificazione, sulla riorganizzazione, con un’accelerazione degli investimenti nelle rinnovabili, e poi su una compensazione”, ha sottolineato il premier. “Per metà anno, circa la metà del gas importato dalla Russia sarà sostituita da altre fonti”, ha detto Cingolani.
Ma Roma in questa dipendenza dal gas russo non è certo sola. Austria, Ungheria, Bulgaria, Finlandia, Polonia, Estonia e Germania stanno peggio. E sono questi i paesi che, a Versailles, si faranno sentire. Berlino ha già frenato sulla messa in campo di un pacchetto di sanzioni ad hoc contro il gas e il petrolio russi. Come vorrebbero gli Usa.
“Le importazioni di energia russa sono essenziali per l’Europa”, ha detto il cancelliere Olaf Scholz. Ma per il premier e la von der Leyen “nuove sanzioni non sono escluse”. Intanto oggi verrà presentato l’Energy Compact, il piano con cui la Commissione Ue progetta di dare una boccata d’ossigeno a cittadini e imprese. Quattro le linee direttrici su cui si muove: un tetto ai prezzi del gas, spinta alle rinnovabili, quote minime per gli stock nazionali per il gas, e più flessibilità sugli aiuti di Stato.
Bruxelles ha deciso, poi, di imboccare la strada che porta a quella riforma del mercato elettrico chiesta già nel novembre scorso da Italia, Spagna, e Francia. La priorità numero uno indicata da von der Leyen, è “proteggere i consumatori e le imprese”. E, prima che i leader Ue discutano dell’ipotesi di un fondo di prestiti ‘ad hoc’, Bruxelles prevede anche la possibilità di adattare allo scopo i prestiti del Recovery ancora non richiesti. Per non restare al freddo il prossimo inverno se la Russia chiuderà i rubinetti, poi, servirà raggiungere un livello minimo dell’80% di stock di gas entro il 30 settembre.
Il piano d’emergenza include poi una spinta alla diversificazione nei mix energetici nazionali e dei fornitori alternativi alla Russia. L’Ue punta a ridurre dell’80% già entro quest’anno la sua dipendenza dal gas russo. Cautela invece sull’eventuale prelievo fiscale sugli operatori del settore che hanno beneficiato dell’aumento dei prezzi: il loro ‘extra’ non dovrebbe essere destinato ad aiuti contro il caro bollette, ma reindirizzato verso energie sostenibili.
Ieri si è registrato un nuovo record per i future sul gas di Amsterdam. Il prezzo del metano è salito del 18%, chiudendo per la prima volta sopra quota 200 euro al megawattora, a quota 227,2 euro. In avvio di contrattazioni aveva segnato un rialzo massimo del 79% e un massimo storico intraday di 345 euro.