Oltre 200 bambini abbandonati dall’Italia alle porte della guerra. Più precisamente in Bielorussia, a pochi chilometri dalle bombe che Putin sta lanciando sull’Ucraina. Bambini orfani o per cui è comunque già stata dichiarata l’adottabilità. Tutti hanno anche già incontrato quelli che potrebbero diventare i loro genitori, come prevede la legge sulle adozioni. Ma ancora orfani, e ora anche in pericolo, per un mero gioco politico.
E altrettante famiglie italiane attendono da anni di poterli adottare e portare in Italia, a maggior ragione ora che la guerra fra Russia e Ucraina crea allarme e instabilità nell’intera area geografica. Il tutto perché il Presidente del Consiglio Mario Draghi o, in alternativa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non firmano una lettera di garanzia alla Bielorussia per sbloccare la loro adozione.
Adozioni internazionali: il protocollo fra Italia e Bielorussia
Fra l’Italia e la Bielorussia esiste infatti un protocollo, firmato nel 2017, che prevede una serie di regole per le adozioni internazionali fra i due Paesi. Fra queste, la tanto attesa “lettera di garanzia sul benessere dei minori adottandi diretta al Presidente della repubblica di Belarus, firmata dai vertici della Repubblica Italiana”.
Un atto necessario e concordato fra l’Italia e la Bielorussia per finalizzare l’adozione e dare ai bambini orfani un futuro migliore. O, come in questo momento, metterli in salvo da una situazione di possibile pericolo. Ma che da anni continua a non arrivare. E non arriva neanche ora che lì accanto c’è la guerra.
Draghi rifiuta di firmare la lettera di garanzia, soprattutto a causa dei suoi non buoni rapporti con il Presidente bieloriusso Aleksandr Lukashenko, molto vicino a Putin. Già a margine del Consiglio europeo che, nel maggio del 2021, aveva imposto nuove sanzioni contro la Bielorussia il Premier aveva commentato: “Le sanzioni verso la Bielorussia sono equilibrate, ben dirette e noi tutti abbiamo sentito il dovere di prenderle. Le reazioni della Russia le vedremo: siamo un continente economicamente forte, non dobbiamo considerarci così deboli quando prendiamo delle decisioni che riteniamo giustificate”.
Una posizione eventualmente legittima, ma certamente a rimetterci non possono essere duecento e più bambini che aspettano soltanto di essere adottati. Intanto la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha provato a scrivere di suo pugno la lettera di garanzia prevista dal protocollo. Ma la Bielorussia non l’ha accettata, perché deve essere firmata, appunto, “dai vertici della Repubblica Italiana”. E a rimetterci sono di nuovo i bambini.
Il ricorso al Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino
Così, vista anche l’aggravarsi della situazione in Ucraina e nella zona circostante, 27 delle 200 coppie in attesa di poter adottare questi bambini hanno deciso di presentare ricorso presso il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino, per il tramite dell’avvocato Piefrancesco Torrisi. “Ritengo possa esserci una violazione della convenzione dei diritti del Fanciullo, che entrambi i Paesi hanno sottoscritto”, spiega Torrisi a La Notizia.
“E ora che alle porte della Bielorussia c’è anche la guerra – continua l’avvocato Torrisi, che presenterà il ricorso contro l’Italia all’Onu – sarebbe davvero indispensabile mettere in salvo almeno questi bambini e dargli il futuro che gli spetta. Ma anche in questa situazione la firma continua a non arrivare”.
Da oltre 30 anni sarebbe la seconda volta che qualcuno è costretto a ricorrere contro l’Italia davanti al Comitato dei Diritti dei Bambini dell’Onu.