No, non c’è il pericolo che l’Italia resti senza gas. Ma la guerra in Ucraina, da fermare il prima possibile percorrendo la strada diplomatica, è l’occasione per limitare “l’eccessiva dipendenza dalle fonti fossili e dalla loro importazione”. Come? Con “un nuovo strumento solidaristico per proteggere cittadini, famiglie e imprese dal rincaro di bollette e prezzi dell’energia”. Questa è la strada indicata da Giovanni Luca Aresta, deputato M5S e capogruppo in commissione Difesa.
Onorevole, da una parte oggi riprenderanno le negoziazioni, dall’altra però sembra che dopo l’Ucraina Putin miri alla Moldavia…
Di fronte all’atto di guerra di Putin che sta causando morti, feriti e distruzione, l’Italia si mobilita per sostenere il diritto di difesa dell’Ucraina e per aiutare la popolazione civile duramente colpita dall’invasione militare. Il diritto all’autodifesa è sancito dalla Carta dell’ONU e l’Italia sostiene le legittime istituzioni ucraine ad agire per evitare stragi da parte delle forze di occupazione. Detto questo, come M5S, continuiamo a chiedere un immediato cessate il fuoco e la fine delle operazioni belliche. La soluzione diplomatica può essere rafforzata solo con la determinazione e l’unità della comunità internazionale. Bisogna lavorare per la pace.
Spaccature su Putin ci sono state anche all’interno del Movimento stesso, però.
Sgombriamo il campo da polemiche sterili: nel M5S c’è stato un solo voto contrario, in altri partiti della maggioranza ce ne sono stati di più. Questi sono i fatti. Inoltre, mi faccia ribadire che il nostro voto favorevole non è animato da nessuna ostilità nei confronti del popolo russo che riteniamo anch’esso vittima della sciagurata politica di Putin. Anzi siamo vicini ai manifestanti russi che in queste ore stanno scendendo con coraggio in piazza sfidando il regime.
Che ruolo deve avere la rete diplomatica in questa fase?
La rete diplomatica non ha mai cessato di lavorare per una soluzione negoziata della crisi con l’obiettivo della cessazione del conflitto e la protezione della popolazione civile. L’Onu potrebbe finalmente svolgere un ruolo importante non solo nel sostegno alla popolazione sfollata ma anche nella gestione di un eventuale cessate il fuoco. Fondamentale è anche il ruolo dell’opinione pubblica. Le tante manifestazioni contro l’invasione russa dell’Ucraina e per la pace che si stanno svolgendo in tutta Europa sono segnali importanti.
Come giudica ad oggi l’azione dell’Ue?
Finalmente si è mossa unita. Le sanzioni adottate sono durissime e puntano a colpire le oligarchie che stanno intorno a Putin e invitano le forze produttive della Russia a prendere le distanze dal regime e a costringerlo a smetterla di far parlare la forza bruta delle armi. Prima la pandemia e adesso l’invasione dell’Ucraina hanno messo in crisi l’Europa di Maastricht, quella delle politiche di austerità e di un anacronistico Patto di stabilità. Si è aperta la strada a una nuova Europa più solidale e più vicina ai cittadini. Sul campo della difesa poi questa guerra dimostra l’urgenza di una integrazione in questo settore.
L’Italia rischia di restare senza gas?
Stiamo aumentando le fonti di approvvigionamento da altri Paesi e, nello stesso momento, diversificando le fonti energetiche. Quindi direi che non c’è questo pericolo. Di certo, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo sempre denunciato l’eccessiva dipendenza dalle fonti fossili e dalla loro importazione. Dobbiamo accelerare, adesso, puntando maggiormente su rinnovabili e transizione ecologica.
È in quest’ottica che pretendete che l’Europa adotti un Energy Recovery Plan?
Come in pandemia abbiamo strappato il Recovery Fund, adesso serve un nuovo strumento solidaristico per proteggere cittadini, famiglie e imprese dal rincaro di bollette e prezzi dell’energia. Serve un fondo energetico comune che preveda più investimenti, stoccaggio comune e stanziamenti europei a supporto della lotta al caro-energia. È questa la strada che l’Europa deve seguire, per evitare i gravissimi contraccolpi della crisi energetica a tutela dei cittadini europei.
Altra grande emergenza è quella dei profughi ucraini…
Attiveremo ogni strumento per accogliere e sostenere queste persone che fuggono da una guerra criminale. Anche i Paesi del gruppo di Visegrad, che erano i più ostili all’accoglienza dei migranti, oggi, in quanto Paesi di frontiera con l’Ucraina, stanno rivedendo le loro posizioni. Finalmente, anche da questo punto di vista, l’Europa è unita.