Aveva probabilmente pensato di sciogliere il suo proverbiale piglio glaciale, abbandonandosi a un discorso emotivo. E invece mentre imperversa la guerra fra Russia e Ucraina Mario Draghi ha compiuto una gaffe degna del “miglior” Silvio Berlusconi, che ha fatto infuriare il Premier ucraino Volodymyr Zelensky, tanto che ha trovato il modo di rispondere piccato, nonostante avesse ben altri pensieri.
Guerra Ucraina Russia: lo scivolone di Mario Draghi
Nel corso dell’intervento alla Camera, il presidente del Consiglio si è commosso, rivelando il fatto che Zelensky non fosse disponibile all’incontro fissato virtualmente, alle 9.30 del mattino, perché era scappato chissà dove. Ha mostrato, in una delle rare volte, il lato umano, quello che cede alla voce rotta dall’emozione e a qualche esitazione.
Un inedito rispetto al banchiere freddo, distaccato. Ma forse questa veste non gli si addice. Anche perché, involontariamente, con quelle parole ha ridicolizzato l’immagine del numero uno di Kiev, descrivendolo alla stregua di un fuggitivo disperato. Proprio mentre cercava di guidare il suo debole esercito contro l’armata russa.
Il presidente ucraino, ritrovando la verve da comico, non l’ha presa bene. E ha replicato: “La prossima volta cercherò di spostare l’agenda di guerra per parlare con Mario Draghi in un momento specifico”. E, descrivendo il motivo del mancato incontro, ha ricordato al presidente del Consiglio italiano che “alle 10:30 all’entrata di Chernihiv, Hostomel e Melitopol ci sono stati pesanti combattimenti. Le persone sono morte”. Un modo per ribadire di non aver tempo da perdere con il premier italiano, il cui approccio cauto, fin dall’inizio della crisi, non è piaciuto a Kiev.
Mario Draghi arranca sulla guerra fra Russia e Ucraina
Fosse capitato a qualsiasi altro leader, sarebbe scoppiato il finimondo. Contro un Giuseppe Conte sarebbe scattata l’artiglieria, mediatica, anti-grillina di intellettuali ed editorialisti, tutti uniti. Invece a Draghi la si fa passare liscia.
Nonostante la comprensione, SuperMario esce ammaccato dai primi giorni di invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Lo si prefigurava, secondo la descrizione agiografica dei draghiani, come il leader che avrebbe guidato l’Europa al tavolo della trattativa, da novello Angela Merkel: l’uomo della provvidenza chiamato a dialogare con Vladimir Putin. Invece si trova a commettere svarioni gravi.
Tanto che addirittura Matteo Renzi ha invocato davvero l’ex cancelliera come inviata speciale. Mica Draghi. “La gaffe è molto significativa”, dice a La Notizia Pino Cabras, deputato di Alternativa. “La frase è stata detta con un’incredibile leggerezza, senza considerare la gravità dei fatti. Di fronte a uno scenario così complicato serve un approccio serio”, aggiunge il parlamentare.
L’inutile soccorso renziano a Mario Draghi
Avendo annusato l’aria dello scivolone, proprio i renziani hanno provato comunque a mettere una toppa. “Mario Draghi ha parlato della telefonata mancata col presidente ucraino con profonda preoccupazione ed emozione, non polemica”, ha puntualizzato il deputato di Italia viva, Marco Di Maio.
Al netto della difesa di ufficio, l’immagine del premier è appannata. Zelesnky, con quel tweet, lo ha di fatto scartato come possibile interlocutore credibile.
“C’è un’incredibile sottovalutazione delle classi dirigenti italiane sulla delicatezza estrema della situazione in Ucraina”, insiste ancora Cabras. La questione riguarda anche le scorse settimane, in cui la tensione è cresciuta: “Fino a pochi giorni fa Zelensky veniva incoraggiato dall’Occidente a dire delle cose nuove sull’assetto dell’Ucraina, veniva invitato a sfidare la Russia anche sul tema del nucleare”, ricorda il deputato di Alternativa.
Ma, chiosa, “al momento del dunque, non gli danno supporto. Tutti si sono tirati indietro e hanno lasciato, in una solitudine quasi shakespeariana, Zelensky, che si è giustamente irritato nei confronti di Draghi”.
Il Premier dimentica anche la minaccia delle armi nucleari
Nella mancanza di una visione complessiva, emerge un’altra omissione di Draghi, denunciata dal comitato Senzatomica: “Sorprende che nell’informativa del primo ministro non si sia neanche accennato alle armi nucleari, nonostante le minacce di Putin”, dice a La Notizia il presidente dell’organizzazione, Daniele Santi. “È chiaro dalle parole del leader russo e dalle sue azioni che l’uso delle armi nucleari è sempre sul tavolo”, ricorda. Un promemoria utile per SuperMario.
La telefonata riparatoria fra Draghi e Zelensky
Nella giornata di sabato 26 febbraio è poi arrivata la telefonata riparatoria fra il Premier italiano e il Presidente ucraino che, impegnato a contrastare l’avanzata russa, ha anche dovuto “chiarire il malinteso” con l’Italia, in un momento in cui sicuramente gli conviene avere le “simpatie” di quanti più Paesi è possibile.
Forse è per questo che, nonostante la risposta piccata del giorno precedente, Zelensky poi “ha confermato il chiarimento totale del malinteso di comunicazioni avvenuto ieri e ha ringraziato il Presidente Draghi per il suo sostegno e per la forte vicinanza e amicizia tra i due popoli”.