Mentre la situazione in Ucraina si aggrava, oltreoceano si ragiona su cosa fare per evitare il conflitto. La strategia del presidente americano Joe Biden è chiara e si basa sull’invio di armamenti a Kiev per rifornire l’esercito e le arcinote sanzioni. Concetti ribaditi anche ieri durante un colloquio telefonico con il premier Mario Draghi – che prepara, tra gli ultimi capi di governo europei, la missione a Mosca – in cui i due leader hanno “riaffermato l’impegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina” e si sono detti pronti a imporre “severi costi economici se la Russia invade”.
Ma su questo punto si segnala un importante distinguo perché per Biden è necessario ragionare “sugli sforzi diplomatici e di deterrenza” da utilizzare “in risposta al continuo potenziamento militare della Russia ai confini dell’Ucraina”. Mentre l’Italia e l’Ue sono restii a sanzioni preventive perché temono la rappresaglia russa che potrebbe tagliare le forniture del gas naturale. Un grosso problema soprattutto per il nostro Paese che più di altri nel resto dell’Ue importa dalla Russia. Nel frattempo proseguono le riunioni tra i leader occidentali.
L’ultimo summit, voluto da Biden per fare il punto sulla situazione, c’è stato ieri sera. A partecipare, tra i tanti, sono stati Draghi, il premier canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Boris Johnson, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, e per l’Ue la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio, Charles Michel. Insomma ferve la macchina diplomatica per tentare di evitare un conflitto dalle conseguenze disastrose. E che vede proprio l’Italia, per la sua maggior dipendenza dal gas russo, uno dei Paesi più esposti di altri nel resto dell’Unione europea alle conseguenze di un conflitto.
Per questo Draghi ieri ha sentito anche Putin in vista della sua missione a Mosca. “Nella telefonata con il presidente Putin lui ha accennato alla possibilità di continuare a garantire le forniture di gas all’Italia ed eventualmente aumentarle se necessario. Questo va considerato alla luce degli impegni con gli alleati e quali saranno gli effetti delle sanzioni. è un impegno che apprezzo molto, ma che ad oggi resta un impegno che bisogna valutare in base agli sviluppi che potrebbero avere luogo”, ha spiegato proprio il premier nel corso della conferenza stampa (qui il video).
Come dire, finché le cose restano così nessun problema. Ma se l’Europa dovesse azzardarsi a varare sanzioni preventive contro la Russia, come chiedono gli Stati Uniti, allora sarebbero guai seri. è lo stesso Draghi del resto a dirlo chiaramente. “Si sa che certe sanzioni avrebbero più impatto sull’Italia che su altri Paesi – rileva il presidente del Consiglio -. Le sanzioni che impattano su un mercato energetico impattano di più sul Paese che importa più gas, l’Italia ha solo il gas, non nucleare e carbone, ed è più esposta”.
Certo, quello di Putin è “un impegno che apprezzo, ma che a oggi rimane un impegno”, ammette il presidente del Consiglio, “e che sarà da valutare alla luce degli sviluppi che avranno luogo, e sono sviluppi importanti”. Insomma, la crisi non promette nulla di buono per l’Italia. Stupisce semmai, proprio per i maggiori rischi che il nostro Paese corre rispetto ad altri, il ritardo con cui, rispetto ad altri capi di Stato e di Governo, il presidente del Consiglio ha deciso di partire in missione per Mosca. Ci avevano raccontato della grande statura internazionale come una delle principali doti di Draghi. Ma si vede che non è la Merkel.