di Simona De Santis
Grecia in fiamme. L’ondata antifascista non accenna a placarsi. Tensioni e scontri proseguono dopo l’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssa ad opera di un membro del partito di estrema destra Alba dorata. Tuttavia gli estremisti negano di essere coinvolti in alcun modo nell’omicidio. E’ a Keratsini, il luogo dell’omicidio, che si sono registrati gli eventi più duri con cassonetti e auto in fiamme.
Ma è tutta la Grecia ad essere scesa in piazza. Sassaiole e scontri anche con la Polizia che ha risposto lanciando lacrimogeni e granate stordenti. A Keratsini fermate 130 persone, di cui ben 34 sono state arrestate. L’ondata di protesta si è spostata poi fuori dal quartier generale della Polizia ad Atene dove erano stati spostati gli arrestati. Dura la reazione del mondo politico all’episodio. “Questo governo”, ha attaccato duramente il premier Antonis Samaras in un messaggio alla nazione trasmesso in tv, “è determinato a non permettere agli eredi dei nazisti di avvelenare la nostra vita sociale, di commettere crimini, di terrorizzare e minare le fondamenta del Paese che ha dato i natali alla democrazia”. Il giovane rapper è stato colpito con due coltellate mortali al petto. Il killer è stato già catturato e avrà pochissimo per preparare la difesa. Domani dovrà tornare in tribunale. Con lui arrestate anche la moglie e altre due persone perché avrebbero provato a nascondere il loro legame con Alba dorata. Si tratta dell’episodio più grave mai attribuito a un membro del partito. Gli esponenti di Alba dorata, che hanno espresso ammirazione per Adolf Hitler, sono noti per il loro atteggiamento intimidatorio e per i loro attacchi contro gli immigrati. La paura cresce in tutta la Grecia: ma occorre non dimenticare che nelle elezioni dello scorso anno il partito ha ottenuto quasi il 7%. Una fetta di popolazione non trascurabile. Anche se i ben informati credono che il voto dello scorso anno sia stato soltanto determinato da particolari condizioni quali l’ondata di rabbia contro le politiche di austerity e contro l’immigrazione