La Rai faccia chiarezza sul caso Report. È la richiesta che il presidente della commissione di Vigilanza, Alberto Barachini, ha affidato a una lettera alla presidente Marinella Soldi e all’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes. Nella missiva, Barachini parla di vicende che “meritano di essere attentamente approfondite, in primo luogo a tutela dell’azienda e della stessa trasmissione Report” (leggi l’articolo): per questo la commissione ha chiesto di essere aggiornata sull’audit avviato da Viale Mazzini, precisandone “l’oggetto specifico” e ha condiviso la necessità di un’audizione dei vertici Rai “in tempi solleciti”.
In considerazione della delicatezza degli episodi e delle circostanze indicate, la commissione – si legge nella lettera – ha condiviso “la necessità di svolgere in tempi solleciti una vostra audizione per acquisire elementi informativi e chiarimenti utili a fare piena luce in particolare sulle modalità e le procedure di acquisto dei video che la trasmissione Report impiega nella predisposizione dei propri servizi d’inchiesta ed in generale sulle attività compiute allo scopo di coordinare e controllare gli acquisti aziendali, nell’ottica di una efficace e efficiente razionalizzazione dei costi e di un corretto impiego delle risorse pubbliche”.
Silenzio sul caso del responsabile della Direzione acquisti della Rai finito ai domiciliari per un giro di mazzette
A questo punto della narrazione una considerazione però sorge spontanea. Come mai Barachini si preoccupa tanto del corretto impiego delle risorse pubbliche di mamma Rai mettendo in croce Sigfrido Ranucci per dar conto delle modalità di acquisto di un video, peraltro già chiarite, e invece non si fa carico di chiedere informazioni sul dirigente di viale Mazzini finito agli arresti per una classica storia di mazzette? Gianluca Ronchetti, il responsabile della Direzione Acquisti – Trasporti, Logistica e Servizi Operativi della Rai, è finito ai domiciliari una quindicina di giorni fa assieme a due imprenditori lombardi, i fratelli Giorgio e Andrea Gnoli.
LE ACCUSE. Le accuse? Turbativa d’asta e corruzione. Insomma una storia di mazzette che ha portato la Guardia di Finanza a perquisire anche la sede della Rai. I fratelli Gnoli, attraverso la società Ageas, adesso non più riconducibile a loro, avrebbero ottenuto affidamenti diretti nel settore dei servizi di facchinaggio e manovalanza per gli allestimenti scenici in vari centri di produzione Rai. Tra gli altri anche quelli relativi alla produzione di Sanremo Young 2018. Nel mirino degli investigatori – l’inchiesta è condotta dal Nucleo economico- finanziario della Guardia di finanza di Roma – sono entrati oltre 100 affidamenti diretti ritenuti “sospetti”. Si tratta di lavori di trasporto e facchinaggio commissionati dalla Rai tra il 2014 e il 2019. Tutti sotto la soglia di 40 mila euro, oltre la quale sarebbe stato necessario bandire una gara d’appalto.
In cambio dell’affidamento degli appalti il dirigente Rai avrebbe ottenuto, secondo i pm, mazzette, cene, Rolex e altre utilità. Per un totale di circa 120 mila euro, una cifra che adesso è stata sequestrata a Ronchetti. Si tratterebbe del prezzo della corruzione, finanziato con fondi “neri” creati attraverso false fatturazioni infra gruppo e guadagni fittizi. La Guardia di Finanza ha messo le mani anche su altri 160 mila euro nelle disponibilità dei due fratelli lombardi e hanno perquisito altre sette persone che non risulterebbero però indagate.