Nessuna omissione, nessun inquinamento della scena del crimine e soprattutto nessuna volontà di insabbiare le indagini. Audito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, l’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, trovato morto il 6 marzo 2013 sotto la finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni (leggi gli articoli), deceduto in circostanze mai apparse troppo chiare, il sostituto procuratore Antonino Nastasi (nella foto) ha difeso l’operato della Procura di Siena e la sua verità, smentendo delle ricostruzioni fatte da altri auditi dall’organismo presieduto dal deputato azzurro Pierantonio Zanettin.
Il magistrato ha assicurato che “ci può essere stato un errore”, ma che “ci sia stata la volontà di insabbiare è una vergognosa falsità”. Di più: “Noi non avevamo intenzione di coprire nessuno”. L’ex pm di Siena, ora impegnato a Firenze, dove ha portato avanti le indagini sulla Fondazione Open (leggi l’articolo), ha anche assicurato di non aver dato alcun incarico all’avvocato Andrea Vernazza di scrivere una lettera anche a suo nome da inviare al presidente della Camera, Roberto Fico, sul lavoro della commissione d’inchiesta.
Per quanto riguarda poi i dubbi sollevati da altri auditi, Nastasi ha sostenuto che, durante la perquisizione dell’ufficio di Rossi dopo la tragedia, lui non toccò il mouse del computer della vittima. “Tutto lasciava intendere che si trattava di un suicidio. Iscrivere a omicidio volontario sarebbe stato singolare. Stanza intonsa, bigliettini di addio nel cestino, segni di autolesionismo sul corpo. Questo il quadro che ci è stato rappresentato. Dati questi elementi l’unica iscrizione plausibile per poter fare degli approfondimenti, era per istigazione al suicidio. E tutto quanto doveva essere fatto, ai fini degli approfondimenti, in quel momento e nei giorni successivi, è stato fatto”, ha detto.
I PARTICOLARI. Sull’aspetto più scabroso, quello di presunti festini a cui avrebbero preso parte anche dei magistrati, il pm ha poi affermato di non saperne nulla e comunque di non avervi mai partecipato: “Ho letto gli atti delle Procura di Genova e posso dirle che dagli atti di Genova risulta che Bonaccorsi non mi ha riconosciuto nelle foto mostrate da Carolina Orlandi”. Nastasi ha infine dichiarato di non aver preso il telefono di Rossi durante la perquisizione e di non aver dunque mai risposto alle telefonate che arrivavano in continuazione, compresa quella di Daniela Santanchè.
Il racconto della perquisizione è circostanziato. “Una volta entrati nell’ufficio di Rossi la sera della sua morte – ha assicurato il magistrato – si presenta davanti a me un normalissimo ufficio, dove non c’è traccia di colluttazione, non c’erano oggetti rotti, né fuori posto. Se non ci fosse stato il cadavere dalla finestra sarebbe stato un normale ufficio. Non c’era traccia di un’azione violenta posta in essere da terzi. Entrammo io, Natalini, Marini, gli uomini della volante, il vice questore Baiocchi e il maresciallo Cardiello. Non ho ricordo che il colonnello Aglieco fosse entrato nell’ufficio. Prima di entrare nell’ufficio di Rossi abbiamo chiesto se fossero stati fatti dei primi rilievi, se fossero già stati fatti filmati o foto alla stanza. E ci è stato detto che era stato girato un video sui luoghi. Solo allora abbiamo deciso di entrare”.
Il giallo della foto che ritrae il pm Nastasi nel vicolo dov’era il corpo di Rossi
Nel corso della lunga audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta è emerso, tuttavia, un altro particolare che coinvolge Nastasi. Inizialmente il pm aveva affermato di non essere stato nel vicolo dove fu rinvenuto il corpo di Rossi, ma si è poi riconosciuto in un foto che lo ritrae proprio lì.
Poco prima, rispondendo a una domanda del deputato Migliorino se fosse stato o meno nel vicolo, Nastasi aveva detto: “No benché dal verbale della polizia scientifica che inizia 22.50 si faccia riferimento sia a me che al dottor Natalini, io ricordo nitidamente di non essere entrato in quel vicolo”. E dopo aver visto la foto: “Sì sì sono io. Allora probabilmente mi sono affacciato e sono andato via. Evidentemente non ricordavo la circostanza, può capitare dopo nove anni, non ho problemi a dire che quello sono io evidentemente ricordavo male può capitare”.