Giro di consultazioni per la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, con i partiti della maggioranza. All’ordine del giorno, lo spinoso tema della riforma del Csm sulla quale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva chiesto un’accelerazione proprio nel discorso d’insediamento per il secondo mandato quirinalizio (leggi l’articolo).
Sul tavolo c’è la proposta di impedire il ritorno alla funzione giurisdizionale per le cariche elettive. Per evitare la contemporaneità degli incarichi, ma anche di limitare il ritorno in toga di chi termina il proprio mandato elettivo. Un impianto accolto positivamente dal Movimento Cinque Stelle.
“Sulle porte girevoli resta sostanzialmente l’impianto della riforma Bonafede e questo è molto apprezzabile: un magistrato che si schiera in politica non può tornare a fare il pm o il giudice – fanno filtrare fonti parlamentari M5S dopo l’incontro con la Guardasigilli -. Sono regole che con forza abbiamo voluto introdurre sin dall’inizio e potrebbero presto vedere la luce”.
Ma non è tutto. “Sulla legge elettorale ci sono stati dei correttivi nella direzione da noi auspicata ma temiamo che ancora non siano sufficienti ad evitare la spartizione fra correnti – spiegano ancora a proposito della riforma del Csm giunta, a quanto pare, al rush finale -. In ogni caso ci riserviamo di analizzare il testo che sarà portato al Consiglio dei ministri e in commissione Giustizia per l’esame del Parlamento”.
“Sia per quanto riguarda la legge elettorale del Csm che sul cosiddetto tema delle porte girevoli, soluzioni soddisfacenti e incisive sono a portata di mano, a patto che si stia al merito delle questioni e nel quadro dei principi costituzionali”, ha, invece, la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando.
Per la vicepresidente di Forza Italia in Senato, Gabriella Giammanco “il fatto che nel nostro ordinamento siano permesse porte girevoli fra politica e magistratura è intollerabile, ciò viola palesemente la separazione fra i poteri, giusto quindi che nella riforma della giustizia sia prevista una norma che vieti finalmente questa promiscuità”.