L’aveva detto giorni fa chiaramente l’eurodeputato M5S Dino Giarrusso in un’intervista rilasciata proprio su questo giornale (leggi l’articolo): “Il problema è stato mettere la polvere sotto il tappeto e lasciarla lì a lungo senza affrontare le questioni”. E inevitabilmente poi le stesse finiscono con lo scoppiare in mano, a prescindere se nella fattispecie il detonatore sia una decisione del tribunale di Napoli o un duro litigio tra il presidente del Movimento cinque stelle Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.
E così oggi quello che più preoccupa all’interno del M5S sono le tante questioni che ancora tengono banco perché mai seriamente affrontate nel corso degli ultimi mesi. Una su tutte: il tetto al doppio mandato. Soltanto ieri Conte si è pronunciato sul tema, ospite di Lilli Gruber a La7 (qui il video), dicendo che il tetto deve restare ma con qualche potenzile deroga. Una risposta che, di fatto, sa di non risposta considerando che parlare di deroghe vuol dir tutto e nulla.
E alla fine l’effetto finale è che non si accontentano né i parlamentari al primo mandato (che vorrebbero ovviamente che il tetto resti) né chi già ha collezionato due mandati (che invece ne vorrebbe l’abolizione). Ma non è l’unica grana sul tavolo. Dopo i tanti tabu che sono saltati – a cominciare dalle alleanze prima solo a livello nazionale, poi anche a livello locale – ora l’ennesima questione ruota attorno alla possibilità che il M5S attinga al 2×1000.
A parte le questioni burocratiche da risolvere prima anche solo di far domanda, la vicenda tocca un altro caposaldo pentastellato: l’assoluto divieto di ricevere fondi. Evidentemente, però, è questo un altro tabu che deve essere superato. A meno che non si voglia riprendere in mano l’altra vicenda caotica delle restituzioni delle indennità e delle rendicontazioni. Sebbene ora nessuno ne parli, solo qualche mese fa intorno a questa partita – che vale non pochi quattrini – era scoppiata una vera e propria guerra legale con Davide Casaleggio, una guerra peraltro mai definitivamente risolta e dunque ancora in piedi.
Anche sul fronte economico la posizione del “nuovo” M5S contiano appare poco chiara. Così come lo è sulla partecipazione degli attivisti alla vita del Movimento. Tanto se ne parla, ma concretamente sembra un altro tassello già caduto. Per il Quirinale, verrebbe però da dire, non sarebbe stato anche più facile, vista com’è andata, dare la parola agli attivisti?