Sembra incredibile, quasi fatto apposta: nel pieno della lotta intestina nel Movimento cinque stelle tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, proprio all’indomani delle dimissioni del ministro degli Esteri dal Comitato di garanzia dei pentastellati (leggi l’articolo), quando tutto sembrava finalmente risolto, a far ripiombare i grillini nel caos più nero, ci ha pensato il Tribunale di Napoli che ha sospeso in via cautelare il nuovo statuto, dunque le delibere del 3 e 5 agosto scorsi, che avevano dato il via alla rifondazione 5 stelle (leggi l’articolo).
Statuto M5S sospeso. Ecco cosa ha deciso il Tribunale di Napoli. Il giudice: “Gravi vizi nel processo decisionale. Le delibere approvate in assenza del quorum”
La decisione del giudice della settima sezione civile del tribunale di Napoli, Gian Piero Scoppa, è arrivata a metà pomeriggio: in attesa della pronuncia nel merito delle contestazioni portate avanti da tre attivisti, si è deciso di sospendere i due provvedimenti “in via cautelare” per la sussistenza di “gravi vizi nel processo decisionale”. Sotto accusa c’è l’esclusione dal voto, ad agosto scorso, di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum. Si tratta di 81.839 persone che erano iscritte da meno di sei mesi e, come già successo in precedenza, non erano state ammesse alla votazione: un’eventualità permessa solo con regolamento del comitato di garanzia e su proposta del comitato direttivo (organo che non è però mai stato eletto). L’esposto era stato presentato già a fine settembre scorso, ma la richiesta di sospensiva era stata rigettata. Da qui il ricorso.
LA GIORNATA. La soluzione, però, pare essere già arrivata. L’assemblea del Movimento 5 stelle sarà riconvocata per votare il nuovo statuto e la presidenza di Conte. Nel tardo pomeriggio è stato lo stesso ex premier, dopo un vertice con l’ex capo politico reggente Vito Crimi e il notaio (leggi l’articolo), ad assicurare che si troverà una soluzione in breve tempo. “La mia leadership”, ha detto ai giornalisti davanti a casa, “si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori. Quindi è un legame politico prima che giuridico, non dipende dalle carte bollate. E lo dico consapevole di essere anche un avvocato”.
Poco dopo è intervenuto anche Crimi che ha aggiunto: “La nostra comunità mi sembra che si sia espressa in maniera molto chiara sul presidente Conte. Non credo che sia il problema dell’iscrizione, dei nuovi iscritti, dei sei mesi, che possano far cambiare il risultato. Credo che si proceda a una nuova votazione secondo le indicazioni del giudice”.
Secondo il legale dei ricorrenti, Lorenzo Borrè, noto per aver difeso in questi anni vari dissidenti ed espulsi M5s, la situazione sarebbe molto più complessa. “L’unica cosa che possono fare ora la può fare Beppe Grillo“, ha detto Borrè, “indire le votazioni del comitato direttivo del M5s, come fece lo scorso 29 giugno. E ripartire da lì. Solo dopo aver votato il nuovo comitato direttivo, si possono eleggere i nuovi membri del comitato di garanzia, i probiviri, ecc.. Qualsiasi altra decisione può essere facilmente impugnata”. Una linea condivisa anche dall’Associazione Rousseau, presieduta da Davide Casaleggio e che fino a pochi mesi fa gestiva le votazioni online del Movimento.
IL PUNTO IN TV. Al momento, però, Conte va dritto per la sua strada, come ha precisato anche ieri da Lilli Gruber su La7: “C’è un piano politico-sostanziale e uno giuridico-formale. A questa sospensione si risponde con un bagno di democrazia. Erano già in programma delle modifiche dello statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli che lo erano da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale. Curioso che si era sempre votato così, con il vecchio statuto, e ora viene impedita questa cosa”.
Ma Conte ha avuto modo anche di affrontare altre tematiche, dal tetto al doppio mandato fino alla querelle scoppiata con Di Maio: “La discussione sul limite di mandati produce mal di pancia comprensibili. È un principio forte e un’intuizione giusta, e Beppe Grillo lo ha ribadito in un post. Ma resta un principio ispiratore, che la politica non è una professione ma una vocazione. Secondo me questa regola ha un fondamento che va mantenuto, ne vorrei discutere con Grillo, ma ragionerei sul trovare qualche volta delle deroghe”. Una deroga a Di Maio, invece? “Adesso non personalizziamo, a tempo debito faremo le valutazioni del caso”. Insomma, la situazione resta avvolta dal caos. Ma l’impressione è che i vertici pentastellati ne vogliano uscire il prima possibile.