Che la navigazione del Governo – al di là degli applausi scroscianti dei partiti al presidente della Repubblica che ha fatto appello alla “stabilità” – non si preannunci tranquilla da qui ai prossimi mesi è opinione condivisa da più fronti. Le ultime crepe lo confermano. Dopo lo strappo della Lega che si è consumato nell’ultimo Consiglio dei ministri con la decisione del Carroccio di non votare l’ultimo decreto Covid si apre un nuovo fronte per Mario Draghi. La possibilità di cedere il credito del Superbonus per edilizia un’unica volta soltanto, misura introdotta dal Governo nel decreto Sostegni ter per scoraggiare le frodi, non solo non è piaciuta alle imprese e alle banche ma è stata bocciata da tutte le forze politiche.
Che condividono l’intento anti-frode ma contestano la soluzione studiata dall’esecutivo. Che, come se non bastasse, è stata criticata anche dal Servizio Bilancio del Senato dove il provvedimento sta iniziando il suo iter d’esame. La stretta – hanno detto i tecnici di Palazzo Madama – potrebbe avere un impatto sugli investimenti e, frenando la spesa, potrebbe allo stesso tempo farsi sentire anche sul gettito a favore dell’erario in termini di Iva, Irpef Ires e Irap. Emiliano Fenu, capogruppo M5S in commissione Finanze del Senato, annuncia un’interrogazione parlamentare a Daniele Franco: “Crediamo – spiega – che il ministero dell’Economia debba velocemente cambiare prospettiva sulla norma del dl Sostegni ter che limita eccessivamente la circolazione dei crediti d’imposta alla base del Superbonus e degli altri bonus edilizi. E crediamo che debba fornire una mappatura precisa del fenomeno delle frodi e intervenire sulle sue controllate, come Cassa Depositi e Prestiti e Poste, per evitare che queste si sfilino dal meccanismo della cessione dei crediti fiscali”.
Poste, infatti, ha già annunciato la sospensione della propria piattaforma di sconto dei crediti fiscali derivanti dai bonus. E sebbene non abbia ancora preso alcuna decisione definitiva – ci sono approfondimenti in corso – anche Cdp sta valutando l’ipotesi di chiusura del servizio di cessione dei bonus edilizi. Una prospettiva che allarma i pentastellati: “Il Governo – dice Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e padre della misura (leggi l’articolo) – sta scientemente e senza confronto alcuno con il Parlamento ammazzando la crescita del Pil e miliardi di investimenti nel settore dell’efficienza e del risparmio energetico. Questo modo di procedere non è accettabile. Il decreto deve essere modificato e il tempo perduto recuperato”.
Che il credito di imposta sia cedibile solo una volta è “una iattura per tante famiglie e imprese. Bisogna intervenire in Senato per modificare la norma”, dice la dem Stefania Pezzopane. E la musica non cambia se ci si sposta a destra. Dalla Lega a Forza Italia il coro di critiche è unanime. Il Carroccio, che aveva chiesto che il decreto venisse modificato prima della sua emanazione, ha parlato di “intervento a gamba tesa generalizzato, peraltro retroattivo, che punisce la stragrande maggioranza di imprese serie, gettandole nel caos e ponendole a rischio fallimento, e che introduce incertezze che rischiano di paralizzare il mercato dell’edilizia e dunque bloccare la ripresa”.
Forza Italia chiede un nuovo decreto sul Superbonus: “Questa volta non basta intervenire con emendamenti: aspettare la discussione in Parlamento significherebbe condannare a morte migliaia di aziende. Serve subito un nuovo decreto”. E che serva un nuovo provvedimento è una tesi che seduce anche il M5S. Critiche alle norme che mettono un’ipoteca sui cantieri, come ha denunciato Confedilizia arrivano, infine, anche da Fratelli d’Italia. Insomma il duo Draghi-Franco è stato davvero messo all’angolo.