Il Green Pass non andrà presto in pensione. Malgrado molti sperassero in una svolta, soprattutto alla luce dei dati che sono in netto miglioramento, la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen (nella foto) ha approvato la proposta di “estendere di un anno” il certificato Covid digitale dell’Ue. Una modifica che può sembrare di poco conto ma che si traduce in una durata prorogata, salvo ulteriori modifiche, “fino al 30 giugno 2023”.
A darne notizia è il portavoce della Commissione, Christian Wigand, durante il briefing con la stampa in cui ha spiegato che il Pass “continua ad essere una misura eccezionale” che mira a facilitare gli spostamenti, ma il Sars-CoV-2 continua a circolare in Europa e “non è possibile determinare ora l’impatto di un possibile aumento dei contagi nella seconda metà dell’anno”.
Il regolamento europeo che istituisce il certificato verde era entrato in vigore il primo luglio 2021 quando, nel pieno dell’emergenza sanitaria e brancolando nel buio, la Commissione aveva deciso di darsi da fare per cercare di arginare la situazione e, in qualche modo, facilitare gli spostamenti all’interno dell’Unione.
SI SALVI CHI PUO’. In quell’occasione si era deciso di far durare tale obbligo per un anno, salvo eventuali proroghe come quella arrivata ieri. A scanso di equivoci il regolamento non disciplina la durata di validità del certificato, il quale – tra le altre cose – soltanto pochi giorni fa è stato fissato a 270 giorni per chi ha completato il primo ciclo vaccinale mentre è illimitata dopo la terza dose. Tanto meno il regolamento europeo interferisce o disciplina la validità e l’uso del certificato verde a fini interni da parte degli Stati membri che, in altre parole, possono decidere in piena autonomia.
Ma questo è a tutti gli effetti un problema che, evidentemente, molti hanno sottovalutato perché ha contribuito – e ancora contribuisce – a creare una giungla di regolamenti tra Stati e Stati perché, ad esempio, in Italia vigono regole che non sono valide in Spagna o Germania dove se ne trovano altre. Una confusione normativa che ha portato ad aberrazioni difficilmente comprensibili. Tanto per capirci, basta guardare alla Danimarca, alla Francia e all’Italia.
Nel Paese scandinavo il Green Pass è già storia mentre i nostri cugini d’Oltralpe tra pochi giorni lo rivedranno pesantemente nell’ambito di un cronoprogramma – per giunta piuttosto breve – che culminerà con la sua eliminazione. Ben diversa la situazione dell’Italia dove oltre al Green Pass esiste anche il Super Green Pass, ossia un certificato che esiste sostanzialmente solo nel nostro Paese e che di recente è stato rivisto eliminandone la scadenza.
IL DIBATTITO ITALIANO. Quel che è certo è che la proroga del Green Pass approvata dalla Commissione Ue, a breve finirà al vaglio degli eurodeputati che dovranno decidere se approvarla o meno. Una decisione che, in ogni caso, non potrà arrivare oltre il 30 giugno 2022, altrimenti si verrà a creare un periodo di vuoto legislativo che nessuno vuole. Ma a dispetto di quanto si possa immaginare, nell’Europarlamento non tutti sono d’accordo su come dovrà risolversi la questione. Soltanto guardando agli eurodeputati italiani, infatti, è più che probabile che si schiereranno contro la proroga sia gli aderenti al Movimento 5 Stelle che i colleghi della Lega e di Fratelli d’Italia.
Del resto che le cose dovrebbero andare così lo si capisce guardando al nostro Paese dove il dibattito sulle restrizioni – e in particolare sul certificato verde – è all’ordine del giorno con i parlamentari di M5S che, specie dopo l’appello a ridurre le limitazioni di Virginia Raggi, chiedono a Mario Draghi di non perdere tempo visto che l’economia, a differenza di quella dei nostri vicini che hanno già riaperto quasi tutto, rischia di essere zavorrata. Una rimodulazione del certificato verde italiano che non viene esclusa dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, convinto che siamo sulla strada giusta e che presto “il Green Pass non servirà più”.