Un taglio mignon, di una ventina di milioni in un anno, ai sussidi dannosi per l’ambiente, i cosiddetti Sad. La classica montagna che partorisce un topolino. È questa l’ultima mossa del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. che ha mandato su tutte le furie gli ambientalisti, ovviamente favorevoli al taglio delle risorse che incentivano tuttora le fonti fossili. Ma chiedono un intervento vero, non una misura spot.
Nel decreto Sostegni ter, infatti, la riduzione ammonta, in totale, a 24 milioni per il 2022, un quarto rispetto ai 105 milioni inizialmente annunciati in una bozza. In qualsiasi caso si tratta di una cifra risibile, considerando che in totale, la stima è di decine di miliardi di sussidi statali. Il percorso, peraltro, non è l’inizio di un cammino virtuoso. Per il prossimo anno la riduzione è di poco superiore a 17 milioni (7 in meno in confronto al 2022), per il 2024 la quota si attesta sui 20 milioni di euro, così come per il 2025. In quattro anni, il totale è di 81 milioni. È innegabile che non si possa parlare di una vera sforbiciata.
A TUTTO GASOLIO. Ma di cosa si tratta esattamente? Dietro la sigla Sad, appunto, si cela il supporto alle fonti inquinanti. È lo stesso ministero della Transizione ecologica a sostenere che nel 2020, siano stati destinati oltre 13 miliardi di sussidi. Secondo Legambiente, che segue un’altra classificazione, la spesa vola addirittura oltre i 30 miliardi di euro. Una Legge di Bilancio, in pratica. Al di là delle dispute resta la considerazione che lo Stato incentiva energia che non è affatto pulita.
Stando alle cifre del Mite, per esempio, l’Iva agevolata per case di abitazione non di lusso costa alle casse pubbliche 4 miliardi, mentre il differente trattamento fiscale fra benzina e gasolio ha un peso che oscilla tra 2 e i 3 miliardi di euro. In mezzo c’è una selva di altre micronorme che sostengono determinati settori, tra cui il trasporto su gomma.
LA SFORBICIATA MANCATA. In alcuni casi si parla di sussidi ancora fondamentali per interi comparti, ma in altre situazioni si potrebbe valutare un taglio più incisivo. E di certo non è quello arrivato nel decreto Sostegni ter. Nel caso specifico l’intervento sui sussidi ambientalmente dannosi riguarda alcuni pezzi poco significativi, come la riduzione dell’accisa per i carburanti utilizzati nel trasporto ferroviario e l’esenzione dall’accisa sui prodotti energetici, impiegati per la produzione di magnesio da acqua di mare.
LA BEFFA. “Siamo oltre il ridicolo, siamo alla beffa”, dice a La Notizia la deputata di FacciamoEco, Rossella Muroni, che ha criticato la mossa del ministro della Transizione ecologica, auspicando una modifica nel confronto in Aula. Si tratta dell’ennesima decisione contestata, che rilancia il confronto sulla mozione di sfiducia, presentata nei giorni scorsi alla Camera per cui si stanno cercando le adesioni. Senza il quorum di firme non è possibile calendarizzare la discussione a Montecitorio.
“Con il decreto Sostegni ter – incalza la parlamentare – il governo penalizza le rinnovabili”. Il provvedimento, evidenzia ancora l’ex presidente di Legambiente, “mette a copertura degli interventi, contro il caro energia, i proventi dalle aste della CO2 e i profitti di alcune rinnovabili”. “Spero che il governo cambi rotta in fretta, iniziando dall’ascolto degli operatori del settore”, conclude Muroni. Insomma, l’ennesima promessa evaporata.