Dopo le tensioni tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio per l’esito della corsa al Colle, era inevitabile che il tema – presto o tardi – sarebbe arrivato sui social network. Del resto parliamo di vere e proprie Agorà virtuali dove, proprio come da pronostico, gli internauti hanno dato il via a un dibattito che è letteralmente esploso dopo che a fare tendenza su Twitter è stato l’hashtag “#DiMaioOut”.
Peccato che a lanciare questo slogan non è stata la base del Movimento perché decisa a far fuori Di Maio e nemmeno la bestia di turno di qualche partito rivale quanto, piuttosto, un atto vigliacco portato avanti da uno o più malintenzionati che per i loro scopi hanno utilizzato dei bot. Insomma la presunta sommossa contro il titolare della Farnesina che diversi media hanno segnalato per ore, poco a poco si è capito che era tutt’altro ossia “una chiara operazione di tweet-bombing contro Di Maio” spiega l’esperto di comunicazione social e amministratore delegato della MR & Associati, Pietro Raffa.
A spiegare in modo chiaro e tondo che cosa significa è, dalla sua pagina su Twitter, Raffa secondo cui “#DiMaioOut è tra le tendenze, ma è stato utilizzato solo da 289 profili. I primi 10 account per numero di tweet sono fake, e generalmente sostengono le posizioni di Di Battista e di Conte”. Come se non bastasse il fatto che poco meno di 300 profili hanno creato un trend laddove, almeno fino a quel momento, non esisteva alcun dibattito, l’esperto di comunicazione fa notare com’è “curiosa anche la provenienza delle uscite: 125 account twittano su #DiMaioOut dall’America. In poche parole: non c’è niente di spontaneo”.
Sostanzialmente l’intera operazione sarebbe stata messa in campo da uno o più persone, evidentemente decise ad assestare un colpo devastante alla reputazione del ministro, utilizzando pacchetti di account dormienti da tempo e che sarebbero stati riattivati con il preciso intento di condizionare l’opinione pubblica contro il ministro Di Maio.
LO SDEGNO. Comunque la si voglia vedere, si tratta di un attacco che fa male per diverse ragioni. La prima è che scatena la violenza verbale degli hater e dà l’impressione che questi siano la maggioranza – cosa che evidentemente non è – tra le file degli internauti pentastellati. La seconda, ancor più grave, è che con questi bot si delegittima un ministro sferrando una pericolosissima campagna d’odio che rischia di minare le basi stesse della nostra democrazia.
Così avuta certezza di questo vile attacco, dal Movimento 5 Stelle – e non solo – sono partiti gli attestati di stima per Di Maio. “Ritengo inaccettabile l’utilizzo di bot e profili falsi contro Di Maio, a cui va la mia solidarietà. Alimentare una macchina del fango contro chi esprime opinioni critiche e chiede un confronto è uno spettacolo poco edificante e ingenera un clima d’odio che nessuno merita”, fa sapere il deputato questore, Francesco D’Uva.
Parole non molto diverse da quelle del sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, convinto che “questa ripugnante caccia all’uomo verso Di Maio deve finire e non è degna dei nostri valori. Né lui né Conte sono mai scappati dalle loro responsabilità, se ne hanno non scapperanno nemmeno questa volta, ma questo non deve essere un processo di piazza tantomeno uno scaricabarile. Noi siamo altro”.
Solidarietà che è stata espressa, in modo bipartisan, anche dai rivali di M5S a partire dalla deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi, secondo cui “cambiano i destinatari ma non i metodi. #DiMaio #CinqueStelle”.