di Alessandro Ciancio
Francesco Messineo rimane al timone della Procura di Palermo ma la burrasca che lo ha travolto non sembra essere passata del tutto. Nell’archiviare ieri la procedura sul suo trasferimento d’ufficio per incompatibilità, il plenum del Csm ha ritenuto che «non abbia perso la capacità di esercitare con piena indipendenza e imparzialità le funzioni di procuratore della Repubblica di Palermo» ma ha anche ammesso che l’ufficio da lui guidato appare percorso «da forti contrasti, da reciproche diffidenze e dai sopite polemiche, che di certo ne affannano l’immagine, quando non rischiano di pregiudicarne l’operato». Nel documento approvato si legge inoltre che dopo i suoi sette anni di dirigenza la situazione nella procura siciliana «non può dirsi certo migliorata e sembra anzi attestare che il dottor Messineo non è pienamente riuscito ad esserne elemento di coesione, a rappresentare quella efficace forza centripeta in grado di contrastare le spinte disgreganti, le differenze preconcette e le contrapposizioni personalistiche, che pregiudicano il rapporto tra il procuratore ed i suoi collaboratori e tra i collaboratori stessi, impedendo talvolta anche la necessaria circolazione delle notizie utili per un più efficace coordinamento delle indagini». Il riferimento non è soltanto ai contrasti nati in occasione dell’inchiesta sulla presunte trattativa Stato-mafia, quando gli è stata imputata un’eccessiva condizionamento da parte dell’allora suo vice Antonio Ingroia. Palazzo dei Marescialli gli rinfaccia anche la «mancata cattura» del superlatitante Matteo Messina Denaro.
La decisione di chiudere il caso è passata con 17 voti a favore, sei contrari (espressi dal gruppo di Area e dall’indipendente Nello Nappi) e le astensioni del vice presidente del Csm Vietti, del primo presidente della Cassazione Santacroce e del procuratore generale Ciani.
Il caso, aperto dopo che Messineo era finito sotto inchiesta da parte della Procura di Caltanissetta per rivelazione di segreto d’ufficio (un’indagine che a giugno è stata archiviata con l’esclusione di comportamenti illeciti da parte del procuratore) è quindi chiuso ma gli atti sono stati comunque trasmessi alla quinta commissione del Csm, competente sugli incarichi direttivi. Ed è facile immaginare che avrà un peso determinante quando Messineo, terminato l’incarico a Palermo (dovrebbe scadere nel 2014), farà domanda per un nuovo posto direttivo.