Aveva immaginato di rivoluzionare il quadro politico, insediando un Presidente della Repubblica di Centrodestra e magari velocizzando il ritorno al voto. Per provare a tornare al potere. Ma Matteo Salvini torna a casa con Sergio Mattarella, che non è certamente di Destra, confermato al Quirinale, dopo che è stato pregato – metaforicamente – in ginocchio.
E, come se non bastasse, il governo Draghi resta in sella, esattamente come prima. Con una differenza: il Presidente del Consiglio avrà appuntato il comportamento ostile di Salvini verso le sue aspirazioni quirinalizie. A buon rendere, quindi.
Le elezioni del Presidente della Repubblica fanno a pezzi Salvini
Il segretario della Lega Matteo Salvini esce a pezzi dalla settimana che avrebbe dovuto trasformarlo nel kingmaker del nuovo Capo dello Stato. La sua leadership traballa dopo una gestione a dir poco scellerata della partita, tra improvvisazioni, scarso tempismo e valutazioni miopi.
In Transatlantico, anche nel suo partito, c’è chi ammette gli svarioni del leader. Non a caso il numero due del Carroccio Giancarlo Giorgetti, che probabilmente presenterà le sue dimissioni da Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Draghi, si è chiamato fuori da qualsiasi tavolo per il nome del Presidente. Ha lasciato tutto nelle mani del capo, per evitare che gli venissero addebitati nel conto gli scivoloni appartenenti ad altri.
Il processo politico a Salvini è solo rimandato ai prossimi giorni. Per ora tocca completare l’elezione del Presidente della Repubblica, anzi la rielezione, di Mattarella, che resta una macchia indelebile nella carriera dell’ex ministro dell’Interno. Per fare un esempio, Pier Luigi Bersani si dimise dalla guida nel 2013, segnando la discesa della sua parabola politica.
Dopo Salvini, le elezioni del Presidente della Repubblica fanno a pezzi il Centrodestra
La prima immagine della lunga volata per il Quirinale era quella dei leader di Centrodestra, compresi Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa, uniti intorno all’ambizione di Berlusconi. Era lo scatto di una coalizione che faceva sfoggio di compattezza, intorno al suo fondatore storico: il Cav.
La fotografia di oggi ritrae un’alleanza in frantumi, con Giorgia Meloni che su Twitter scrive: “Non voglio crederci”, riferendosi all’annuncio del leader leghista sul sostegno al bis di Mattarella, mentre Forza Italia raccoglie i cocci e i totiani di Coraggio Italia immaginano un grande centro con Matteo Renzi. Al di là dei moderati, il braccio di ferro tra sovranisti sarà durissimo.
Il tweet di Meloni è solo il preludio degli scontri che ci saranno in futuro con Fratelli d’Italia all’opposizione che bombarda la Lega. Già nella votazione della mattinata, ovviamente interlocutoria, i meloniani hanno schierato Carlo Nordio per dimostrare nuovamente l’unità del partito intorno alle proprie scelte.
Del resto in varie occasioni la numero uno di Fdi ha dovuto ingoiare bocconi amari, visto che il numero di grandi elettori era troppo esiguo per giocare una partita in proprio. Eppure qualche stoccata è arrivata: la più pesante è stata la candidatura, alla terza votazione, di Guido Crosetto, che ha spaventato Salvini. Da quel momento, raccontano chi ha seguito da vicino l’evoluzione dei fatti, l’ex Capitano è finito in bambolo, sbagliando tutte le mosse possibili.
L’apice è stato toccato venerdì: prima l’irrazionale forzatura e il conseguente schianto con la presidente del Senato Elisabetta Casellati, poi la sortita che ha bruciato il nome del capo del Dis, Elisabetta Belloni.
Elezioni del Presidente della Repubblica: non è andata meglio a Forza Italia
Dal sogno di mandare Silvio Berlusconi al Colle, si è approdati a un partito letteralmente esploso, che ha impallinato una sua storica esponente, come Casellati. Gli azzurri si sono nei fatti chiamati fuori dalla coalizione, specificando di voler trattare come singola forza politica per il Quirinale. Un risvolto che potrebbe avere ripercussioni in futuro, nell’attesa di comprendere quale sia lo stato di salute del fondatore azzurro.
Non è un mistero che pezzo del partito già guardasse alla costituzione di un centro moderato, disarticolando la coalizione di centrodestra. Le ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna sono uscite indenni dal passaggio, garantendosi insieme a Renato Brunetta la permanenza al governo.
Ma hanno rafforzato le proprie convinzioni sulla necessità di divincolarsi dall’abbraccio leghista. “Salvini ha compiuto un disastro e per seguirlo ne siamo usciti malissimo”, ammette un deputato di Forza Italia. Per il futuro “è opportuno fare delle riflessioni”. In mezzo c’è poi la pattuglia totiana, che è già all’opera per consolidare un’area moderata e liberale.
“È il momento di ricostruire un’area politica troppo a lungo mortificata dal populismo, ma sempre viva nella coscienza di quei milioni di elettori fuggiti dalle urne”, sintetizza il deputato di Coraggio Italia, Osvaldo Napoli.
La fine del centrodestra è solo all’inizio. E Salvini dovrà saldare il conto.