È una domanda che si stanno facendo in molti, in quest’Italia dei pochi noti e dei molti ignorati fin quando il mainstraeam non li chiama in adunata temporanea: chi è Andrea Riccardi, candidato Presidente della Repubblica che il centrosinistra vorrebbe al Quirinale? Le sue skill parlano per lui e fanno silloge di persona e personaggio: è un accademico, è un docente ed è stato fondatore della Comunità di San’Egidio e ministro nel governo tecnico di Mario Monti.
Ma in particolare Andrea Riccardi è un uomo che ha una lunga militanza laica nella Chiesa, di cui conosce a menadito la storia in quanto erudito di fama mondiale e la potenza etica e sociale in quanto uomo di fede.
Chi è Andrea Riccardi: la laurea e la carriera accademica
Andrea Riccardi è nato a Roma nel 1950 e si è laureato in giurisprudenza con una tesi sui rapporti fra Stato e Chiesa che è già imprinting della rotta della sua esistenza pubblica e del suo battage etico e politico in senso alto.
L’esperienza accademica di Riccardi si è sostanziata all’Università di Bari, dove insegnava Storia Contemporanea, alla Sapienza ed alla Terza Università di Roma. Tutto questo con l’attribuzione in lungo corso d’opera di lauree honoris causa. Ne ha avute dall’Università Cattolica di Lovanio, da quella Università Cardinal Herrera, dalla Georgetown University di Washington, dall’Università di Augsburg e dall’Università Jean Moulin Lyon 3.
Andrea Riccardi, il “jolly” del centrosinistra per il Quirinale che sulla famiglia è riservatissimo
Nel 1968 la sua vocazione ha preso sostanza con l’approdo alla militanza nella cura dei deboli: giovanissimo e studente del Virgilio di Roma Andrea Riccardi ha fondato la Comunità di Sant’Egidio, epicentro dell’attivismo cristiano di matrice sociale.
La sua vita privata è un sacello: non si hanno notizia ufficiali circa una moglie o sei figli se non alcuni “rumors” sul fatto che sarebbe sposato proprio con una donna organica alla comunità. La storia non è verificata ma “ci sta”, a contare che la famiglia di Riccardi è esattamente il luogo dove ha provato a declinare meglio quel termine.
Nel 2003 la rivista Time lo ha inserito nell’elenco dei trentasei “eroi moderni” d’Europa. A lui è andato il prestigioso premio Carlo Magno, lo ha avuto il 21 maggio 2009 “per onorare un esempio straordinario di impegno civile in favore di un’Europa più umana e solidale all’interno e all’esterno delle sue frontiere”.
Riccardi è un cattolico di sinistra che “smussa gli angoli” per vocazione ed indole. Forse proprio per questa sua “deriva” dai luoghi della politica militante è sempre stato considerato un tecnico con idee precise e non un politico con qualità tecniche.
E perciò dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013 è stato ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione con deleghe alla famiglia ed alle pari opportunità con il governo Monti.
A chi piacerebbe Andrea Riccardi Presidente della Repubblica?
Ma le faccende del Quirinale sono faccende politiche per eccellenza, politiche prima ancora che istituzionali, e la figura di Riccardi non si è potuta sottrarre al gioco di incastri che la sua candidatura, in opposizione a quella di Elisabetta Belloni, al Colle significa.
È gradito a Enrico Letta, che ha dovuto ribadire in queste ore che “non è un candidato di bandiera”. Che significa? Che a detta del segretario Dem il professore non diventerà carne da macello per la ridda di mosse e contromosse che caratterizzano di solito le prime due chiame, quando si bruciano i primi nomi in attesa di quelli veri.
Riccardi piace anche a Giuseppe Conte che in lui ravvisa le “caratteristiche giuste”, se per essere un ottimo e cecchinabile candidato di bandiera o se per salire davvero al Colle con la torretta non lo ha detto.
Come candidato del centro sinistra piace un po’ meno a Matteo Renzi, che però non discute personaggio e persona ma il fatto che Riccardi possa non essere un candidato di bandiera: “Un uomo di grandissimo livello, ha fatto il ministro del governo Monti. Ma io credo che non abbia nessuna possibilità di essere eletto. La vera questione è capire chi fa il presidente non il candidato di bandiera”.